Il viaggio di Adaílton: “Sono stato l’unico capocannoniere di un Mondiale svincolato”

Il viaggio di Adaílton: “Sono stato l’unico capocannoniere di un Mondiale svincolato”

Una voce leggera e un atteggiamento molto educato. Anche al telefono, lo stile di Adaílton è inconfondibile, almeno quanto quello visto in campo.

Il trequartista brasiliano ha fatto le proprie fortune in Italia dopo essere stato svincolato a sorpresa al termine del Mondiale Under 20 vissuto da capocannoniere nel ’97.

Ora, conclusa la carriera è tornato in patria per sposare l’ambizioso progetto del Gama da vice-allenatore: “La squadra è in Serie D, ma l’obiettivo è tornare presto almeno in Serie B. Parliamo di una società storica, che prima della gestione non ottimale degli scorsi anni, è stata importante in Brasile”.

10 gol al Mondiale? E io ti svincolo 

Da giocatore Adaílton è stato quasi più italiano che brasiliano. Ha vestito la maglia verdeoro solo in un’occasione, ma lo ha fatto talmente bene che gli ha cambiato la vita: “Sono stato capocannoniere dei Mondiali Under 20 del 1997 in Malesia con 10 reti”. Prima dei 9 gol di Haaland, c’erano i suoi 6 alla Corea del Sud in uno storico 10-3: “Dopo quella partita in Brasile si parlava tantissimo di me, di interessamenti di grandi club e di primi approcci dall’Europa”.  


Una volta tornato però, il vuoto. Il Palmeiras si era assicurato il suo cartellino e lo aveva girato in prestito al Guaranì, dove il giovane Adaílton era cresciuto e si era conquistato la maglia della Nazionale. “Tornato dal Mondiale mi aspettavo un’accoglienza importante, a braccia aperte. Invece il Presidente del Guaranì mi convocò in sede per dirmi che stavano per rescindere il mio contratto”.

Giorni di panico. Il capocannoniere della più importante competizione giovanile al Mondo non ha una squadra. “Sono stati quattro giorni di pensieri, restavo a casa e aspettavo una chiamata che non arrivava mai. Non sapevo cosa aspettarmi, mi sembrava assurdo”. In realtà, il silenzio coincideva con la definizione del trasferimento dal Palmeiras al Parma, di cui il brasiliano non era a conoscenza.

A Parma, fra Ancelotti e…Zico

Ancelotti “sì” che lo accoglie a braccia aperte e la giovane seconda punta inizia ad amare quello che diventerà il suo secondo Paese: “Ero giovane, non trovai tanto spazio con gli altri attaccanti in rosa, infatti a fine anno passai in prestito al Paris Saint-Germain. Ma mi trovai bene nello spogliatoio e con l’allenatore, che reputo una persona fantastica”.  


La confidenza con Ancelotti cresce a tal punto che Adaílton prova a tirare fuori all’attuale allenatore del Real Madrid qualche curiosità sul suo idolo Zico: “Stavamo correndo a inizio allenamento e chiesi al Mister se avesse mai marcato Zico ai tempi dell’Udinese. Ancelotti rispose «Una volta sì, per 85 minuti non ha visto palla».

Allora continuai la corsa e cominciai a pensare «Ma le partite durano 90 minuti…», così chiesi cosa successe negli altri 5’: «Mi fece due tunnel e segnò un gol!» rispose l’allenatore reggiano fra le risate di tutto il gruppo”.

La vita italiana di Adaílton e l’amore per il Gasp

Una volta appurato che Zico fosse considerato un fenomeno anche in Italia, Adaílton cominciò a pensare che tutto sommato non si era trasferito in un Paese di sprovvisti. Così, dopo l’esperienza di Parigi, tornò trasferendosi al Verona prima e poi continuando con le maglie di Genoa e Bologna in seguito.

In Liguria l’incontro con Gasperini, che per il brasiliano è “l’allenatore che gli ha trasmesso di più in carriera” e che gli ha fatto capire quanto poteva contare l’organizzazione e la cura del dettaglio per vincere le partite. “Ne parlavo anche qui in Brasile: chi regge gli allenamenti di Gasperini, può giocare in qualsiasi squadra nel Mondo. L’intensità era pazzesca, ma tutti i giocatori lo seguono perché vedono i miglioramenti e i risultati sul campo. L’Atalanta di questi anni non è un caso”.  


I due hanno lavorato insieme solo un anno, ma il segno lasciato da Gasperini ha complicato la trattativa per portare il brasiliano a Bologna: “Volevo giocarmi la Serie A con il Genoa, eravamo stati promossi in una Serie B molto difficile con Juventus e Napoli e sarei voluto restare”.

Ma il suo agente, Federico Pastorello, inizia a lavorare ai fianchi “porteresti un’altra squadra in A…” e lo convince con un blitz “Vieni a pranzo allo Sheraton di Genova, così poi sei comodo per andare ad allenamento. Parliamo un po’ di tutto…”. 

Pastorello tocca le corde giuste e fa leva sull’ambizione personale: “Finito di mangiare non ero ancora convinto, volevo restare. Però davanti a un’offerta importante e alla prospettiva di restare nella storia di un altro club come vincitore, accettai”. E tutto andò secondo i piani, 8 reti in Serie B e il secondo posto che valse il ritorno in A dopo tre stagioni.  


Un nuovo e ambizioso inizio in Brasile

Adaílton chiude la carriera italiana proprio a Bologna, segnando 11 reti in Serie A nella sua ultima stagione, centrando il record personale. L’esperienza da giocatore si conclude definitivamente fra il Vaslui in Romania e il ritorno alla Juventude in Brasile, dove aveva iniziato quasi vent’anni prima.

Subito dopo, pronto l’esordio da allenatore, prima in Italia e ora in Brasile nell’interessante progetto del Gama. Anche se il campione brasiliano ci confessa: “Prima o poi vorrei tornare ad allenare in Europa, specie in Italia. Per il momento sogno di riportare in alto il Gama e di arrivare sulla panchina di un grande club qui in Brasile. Dato che da giocatore il mio unico rimpianto è non aver mai giocato in una delle società importanti del mio Paese”.

Con il cuore non si può far altro che augurarglielo, sperando di rivederlo presto nella “sua” Italia.