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Un’associazione per gli osservatori, ecco l’AIOC. Jacomuzzi: “Vogliamo tornare negli stadi”

Ci sono le copertine, e c’è il mondo sommerso. È così ovunque, anche nel calcio: c’è Ronaldo, ci sono gli osservatori. Quelli che i futuri Cristiano hanno il compito di scovarli, prima di tutti gli altri. In un anno, la loro vita è cambiata del tutto e le conseguenze saranno profonde: il calcio in questi mesi dovrà basarsi solo sulle tv e poco sui dati raccolti dal campo, quelli che contano. “È un mondo da scoprire. Bellissimo, ma poco regolamentato”. A raccontarlo è Carlo Jacomuzzi, che degli osservatori può essere considerato un vero e proprio gotha.

 


La sua carriera parla chiaro: da oltre trent’anni è in giro per il mondo a scovare talenti, prima come direttore sportivo (lo è stato nel Napoli negli anni ‘90), poi proprio come scout. Anglicismo non casuale: Chelsea e, fino a pochi mesi fa, l’Everton sono state le società con cui ha lavorato. Ma cosa si intende per “regolamentato”? “Gli osservatori non hanno ancora un contratto come lavoratori calcistici. Di fatto, sono dei collaboratori a cui vengono rimborsate le spese anticipate o che lavorano con contratti Co.Co.Co. Pochi contributi pensionistici, molto lavoro portato avanti anche a proprie spese”. E in più ora si aggiunge il Covid.

È difficile per noi riuscire a entrare nei campi, visti gli ingressi contingentati. Ma qualcosa può cambiare”. Jacomuzzi, infatti, è diventato presidente del AIOC, associazione italiana osservatori calcistici. Un organo istituzionale il cui programma è già stato condiviso con Figc e con il Settore Tecnico della scuola di Coverciano, che permetterà agli osservatori di avere una voce unica e compatta. “Da tanti anni si pensava a questa associazione, la pandemia è stata l’occasione – spiega Jacomuzzi – L’associazione è no profit e no business. Ci siamo presentati al presidente Gravina che si è detto disponibile, ha capito le nostre esigenze e le nostre richieste. Come associazione verremo ascoltati“. In pochi giorni l’associazione conta 100 iscritti e l’obiettivo nel breve termine è il ritorno negli stadi.

 


Il problema è questo: non c’è spazio per noi sugli spalti – prosegue Jacomuzzi – I numeri di pubblico negli stadi sono molto stretti e a discrezione delle società: con l’istituzione dell’associazione, riusciremmo a stabilire un sistema diverso nella distribuzione degli accessi, perché sarà la Federazione a decidere quanti posti riservare anche a noi. Se abbiamo problemi con le società di Serie A, figuriamoci per le partite dei settori giovanili o dei campionati minori. È lì che il nostro cuore pulsa davvero ed è lì che lavorano persone disposte davvero a fare la gavetta”.

Quella che, per questo mestiere, ci vuole a tutti i livelli: “Mi ricordo Mourinho una volta al Chelsea. Venne nella nostra sala a sentire una nostra riunione. Disse solo una frase: «Voglio osservatori che abbiano le mani e i piedi gelati, non che guardino le partite in tv». È illuminante per capire quello che facciamo. La nostra Associazione si occuperà proprio di questo: assorbire chi otterrà il patentino a Coverciano e lavorare in forma collegiale per tutelare meglio questa categoria fondamentale per il calcio del futuro”. 

 


Futuro immediato, per essere precisi: “Come potranno, per esempio, le squadre di Serie B scegliere dei giovani della Primavera da provare? Lo faranno al buio? O solo con le segnalazioni? Rischiamo di rovinare questi ragazzi e il futuro delle società stesse”. Un allarme che non resterà senza risposta. E forse quel mondo diventerà un po’ meno sommerso.

Valentino Della Casa

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