Andrea Pirlo al Real Madrid. Sì, avete capito bene, il centrocampista di Milan e Juventus è stato a un passo dal vestire la maglia dei Galacticos. Il retroscena è stato raccontato direttamente dall’allenatore della Sampdoria a Radio Serie A, intervistato da Alessandro Alciato. L’ex calciatore ha raccontato anche altri aneddoti di calciomercato legati alla sua esperienza al Milan.
Estate 2006: l’Italia ha appena trionfato nel Mondiale, ma siamo nel mezzo dello scandalo di Calciopoli. Tra le squadre che rischiano la retrocessione c’è anche il Milan. “C’era la possibilità – spiega Pirlo – che il club finisse in Serie B. Capello era già diventato l’allenatore del Real Madrid: ho parlato con lui e con i dirigenti, trovando un accordo per giocare nella squadra”.
Nel primo giorno di ritiro a Milanello, però, le cose cambiano. “Ci hanno assicurato – continua l’ex centrocampista – che avremmo giocato in Serie A con una penalizzazione, partecipando ai preliminari di Champions League. In quel momento ho tentennato, perché avevo deciso di andare a giocare a Madrid. Tornando a Milanello, però, ho incontrato Galliani e il mio procuratore e ho deciso di continuare l’avventura”.
Tra l’altro, in quel momento Pirlo ha ricevuto un contratto in bianco. “Galliani – prosegue – ha tirato fuori un foglio da una valigetta con il contratto e ci ha detto di mettere noi le cifre: dopo qualche giorno gliel’abbiamo ridato, siamo stati buoni”.
Anche il Barcellona ha tentato di acquistare Andrea Pirlo. Nell’estate del 2010, infatti, si sta giocando il Trofeo Gamper al Camp Nou tra blaugrana e rossoneri e, al termine del match, l’allenatore Pep Guardiola chiama il centrocampista rossonero nel suo ufficio. “Mi ha chiesto – svela – se potevo venire a gioca a Barcellona nell’ambito dell’operazione con Zlatan Ibrahimovic. Alla fine, però, Ibra è venuto a Milano e anche io sono rimasto tra tanti campioni”.
Tra i tanti temi toccati da Pirlo e Alciato nel corso dell’intervista, c’è anche un cenno alla fine del rapporto con il Milan nel 2011. “In quel periodo – ha spiegato – c’era la politica di fare un solo anno di contratto a chi aveva più di 30 anni. Oltre a me, c’erano Nesta, Ambrosini, Seedorf e Gattuso che avevano uno o due anni più di me. Io ero più giovane e chiedevo un contratto un po’ più lungo: non ci siamo messi d’accordo e ci siamo separati”.
A cura di Giacomo Grasselli
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