Che la carriera di Marko Arnautovic sia un continuo saliscendi lo si capisce semplicemente andando a leggere il suo curriculum. Dall’esplosione al Twente, alla difficile prima esperienza all’Inter (dove fa parte della rosa che conquista il triplete, rendendosi protagonista più per i suoi comportamenti fuori dal campo che per le prestazioni sul terreno di gioco).
Dall’affermazione in Premier League con le maglie di Stoke City e West Ham, all’avventura esotica nel campionato cinese. Dopo aver messo in mostra le sue grandi doti al Bologna, Arnautovic è tornato all’Inter per ritagliarsi il ruolo di vice Lautaro.
“Marko è di un’altra categoria”, così lo aveva etichettato Siniša Mihajlović subito dopo l’acquisto da parte del club emiliano. Un talento di un’altra categoria, per dirla con le parole dell’allenatore serbo, che spesso ha però cozzato con un carattere decisamente sopra le righe. E se al primo allenamento al Werder Brema ti presenti con un paio di scarpe dell’Inter, con scritto “Campioni d’Europa 2009/10”, significa che non sei portato per le banalità, dentro e fuori dal campo.
Marko Arnautovic approda per la prima volta in Italia nell’estate del 2009: è l’Inter di Josè Mourinho a prelevarlo dal Twente, dove nell’annata precedente aveva messo a segno 14 reti in 41 partite a soli 20 anni. D’altronde il talento non gli è mai mancato, così come una certa tendenza a rispettare poco le regole imposte. E con lo Special One è difficile andare d’accordo se ci si presenta spesso e volentieri in ritardo alle riunioni tecniche (una volta addirittura indossando le ciabatte dell’albergo, per non correre il rischio di passare inosservato). Il rapporto tra i due rimane comunque buono, anche per il modo di fare bonario di Marko che riesce a farsi voler bene da tutti i compagni. Celebre diventa l’episodio in cui Arnautovic si presenta alla Pinetina con ben tre ore di anticipo rispetto all’allenamento previsto per quella mattina. Peccato che Mourinho aveva da poco deciso di spostare la seduta al pomeriggio e al campo non sarebbe arrivato nessuno almeno per un’altra mezza giornata. Mou gli regala un orologio, nella speranza (vana) che non sbagliasse più orari, Eto’o gli presta una preziosissima Bentley per una sera e Arnautovic se la fa rubare. Diventa in qualche modo la mascotte di quel gruppo e a suo modo contribuisce al buon umore nello spogliatoio, in una stagione che si concluderà con la vittoria di Scudetto, Coppa Italia e Champions League. Non a caso, nella festa a San Siro all’alba del 23 maggio 2010 è uno dei più scatenati durante la celebrazione per il trionfo di Madrid. Sa di aver fatto la propria parte, anche se in campo ha collezionato soltanto 3 presenze in tutta la stagione.
“Vieni a Bologna a fare da chioccia ai nostri talenti”, così lo hanno convinto Sabatini e Bigon a sposare il progetto rossoblù. Chioccia Arnautovic? Con quel carattere? Sì, perchè a 34 anni Marko è cresciuto e Bologna se n’è accorta.
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