Cosa serve per vincere? Classe. Ma anche testa. Determinazione. Testardaggine sarda, che Nicolò Barella ha esibito avvolto da una bandiera della sua terra.
Ma a 24 anni, vincere uno scudetto e un Europeo non è davvero da tutti. L’anno è stato d’oro, ed è cominciato due stagioni fa, quando da Cagliari aveva deciso di oltrepassare tanti confini per raggiungere l’Inter. Quello geografico è solo uno, perché dal rossoblù al nerazzurro c’è stato di mezzo un passaggio enorme, che Barella ha dovuto colmare giorno dopo giorno. Conte è stato il suo mentore, ma superare i propri limiti è stata tutta una questione di testa.
12 milioni per il prestito, 25 per l’obbligo: 37 milioni per il cartellino non sono pochi, e le aspettative possono essere pesanti da sopportare. Soprattutto se hai 22 anni e hai la determinazione di affrontare un salto così in avanti. E pensare che a 20 un’altra big ci aveva pensato: Marotta e Paratici con il Cagliari avevano avviato più di un discorso per la Juventus, ma allora non se ne fece nulla.
Predestinato? Sì, ma anche testardo. Come quando, appena arrivato all’Inter, scelse il numero 23 in onore di Lebron James, preferendolo addirittura al 24: la data di nascita di sua figlia.
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