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Così nacque il Milan di Berlusconi. Il racconto di chi era sull’elicottero: “Pensavamo fosse un matto”

“Tutto quello che ho fatto nella vita è profano, tranne il Milan. Il Milan è sacro”. Una dimensione superiore, quasi celestiale e proprio dal cielo Silvio Berlusconi si presentò al mondo Milan e presentò la squadra. Una prima volta, qualcosa di mai visto. L’atterraggio con tre elicotteri sul campo dell’Arena Garibaldi, a Parco Sempione, nel cuore di Milano. Innovativo e mediatico, in piena linea con gli aggettivi che chi gli ha conosciuto gli ha accostato e, forse, i due che l’hanno rappresentato appieno. “Il 18 luglio 1986 nasceva ufficialmente l’era di Berlusconi – racconta a Grandhotelcalciomercato Roberto Lorenzini, ex giocatore del Milan seduto su uno di quegli elicotteri -. Era diverso da tutti, quando abbiamo capito cosa volesse fare pensammo tutti: ‘ma chi è questo matto?’”.   


Il volo su Milano

Lorenzini aveva 18 anni, era cresciuto nelle giovanili del Milan e si affacciava per la prima volta al mondo dei grandi del calcio. Era un terzino sinistro, non il ruolo migliore per sfondare in quella squadra quando il titolare davanti a te di nome fa Paolo e di cognome Maldini. “Nessuno si aspettava quella serata – continua -. Nessuno sapeva cosa avrebbe fatto, nemmeno Baresi o Costacurta. Rimanemmo tutti sorpresi”. Berlusconi non disse a nessuno le sue intenzioni ma una cosa era chiara: voleva essere innovativo: “Voleva far capire che eravamo diversi. Voleva creare un’identità. Ci ha convocato tutti all’aeroporto Forlanini e ci fece salire sugli elicotteri, ignari di quello che avremmo fatto. Eravamo tutti anche un po’ spaesati perché, nel 1986, chi era mai salito su un elicottero? Dopo un paio di giri del centro di Milano dall’alto, vedemmo che stavamo sorvolando l’Arena. Era piena di tifosi, partì la Cavalvata delle Valchirie e i piloti si misero in assetto da discesa. Ci stavamo guardando e ci dicemmo: ‘questo è matto’”.

Una volta scesi sul prato dell’Arena, Cesare Cadeo presentò la squadra ai tifosi sulle tribune e Berlusconi chiese loro di rivolgere una frase al pubblico, Lorenzini ancora acerbo disse: “È un grande onore essere qui. Mi piacerebbe partecipare alle vittorie di questo grande Milan”. Non andò, poi realmente così, ma Lorenzini si ritagliò una buona carriera in Serie A con Ancona, Genoa e Torino. Seppur giovane era perfettamente integrato nel gruppo e nel corso degli anni divenne grande amico di Costacurta – di cui fu vice nella breve esperienza sulla panchina del Mantova in Serie B nel 2009 – e tuttora ricorda e racconta aneddoti con lui: “Billy mi ha ricordato che quel giorno ero un mix tra emozione e goliardia. Sull’elicottero non stavo fermo, facevo battute e scherzi, mimai l’apertura del portellone mentre eravamo in volo”. 


 

La festa ad Arcore

Dopo la presentazione ai tifosi, arrivò il momento della festa privata. Ma quando si parla di Berlusconi gli eventi in forma ristretta sono comunque al cospetto di grande pubblico: “Ci portò ad Arcore e partì la serata. Oltre a noi calciatori c’erano tutti i suoi uomini fidati: da Confalonieri e Foscale, passando per Letta. Anche uomini della sua televisione come Boldi, Teocoli e Smaila. Ci portò nella saletta al piano di sotto e ci illustrò quali erano i suoi piani futuri per il Milan, la tv, l’editoria e lo sviluppo urbanistico. Fece tutto. Tutto quello che disse lo realizzò. Non ci aveva menzionato la politica, ma riuscì anche lì. È stato un fuoriclasse della vita”.

 

Niccolò Severini

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