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L’incontro di notte, la firma e il cartellino da stracciare: Bernardeschi e l’intrigo Fiorentina

Fu stato protagonista ai rigori. “Dopo un anno difficile”, dice. Bernardeschi è diventato uno degli “eroi B” della Nazionale di Mancini che ha trionfato a Wembley. E noi ve lo raccontiamo, con un aneddoto di calciomercato.

 


 

Che dici, Fede? Firmi?”. Sarebbe una domanda normale per convincere un ragazzo a cambiare vita. Indecisioni, tormenti: hai solo 9 anni ma già tutti sanno quello che puoi dare. Di certo, per Bernardeschi, quei mesi sono stati molto difficili. “Non so nemmeno quante volte viaggiai tra Firenze e Carrara quell’anno”, ci racconta Luca Parrini. Fu lui a scoprirlo quasi per caso in un torneo quando ancora giocava nei Pulcini della Polisportiva Ponzano, una società satellite dell’Empoli. Da lì, comincia l’intrigo fatto di idee cambiate all’ultimo, di trattative nella notte e di un cartellino firmato ma a rischio di essere stracciato.

 


 

È il 2002, già da un anno Luca, dirigente della “Pippo la scopa” (azienda operante nel settore di pulizia per la casa), collabora con la Fiorentina come osservatore. Tante partite, tante schede e un rapporto di amicizia forte con Mencucci (ex ad viola), Cappelletti e Niccolini (settore giovanile). È a Fiumalbo (in Emilia), per seguire un torneo in cui gioca anche il figlio. “Mi sono messo a vedere un po’ di squadre, a un certo punto nel Ponzano ho notato questo ragazzo biondo. Piccolino di fisico, ma un fulmine. Fece sette o otto gol in quella partita, ma quello fu l’aspetto meno indicativo: vinceva da solo”.

La scoperta

Non sa chi sia, non è nemmeno nello stesso girone del Montelupo, in cui gioca il figlio di Luca. E poi non vuole esporsi troppo: l’Empoli è una delle rivelazioni della Serie A con Rocchi e Di Natale, la Fiorentina – anzi, Florentia Viola – è appena risorta dalle ceneri del fallimento e gioca in Serie C. Convincere uno così, anche se piccolo, è difficilissimo. Osservare vuol dire però vedere anche chi c’è sugli spalti: Luca guarda e a un certo punto individua Alberto, il papà di Federico. “Possiamo fare qualche ragionamento insieme?”, gli chiede. “No, Luca. Non se ne parla: siamo a Empoli, è già difficile fare tutti questi viaggi da Carrara. E poi le prospettive sono diverse”. Ma lui insiste fino a ottenerne il numero di telefono. Sembra poco, è una conquista.

 


 

Allora chiama entusiasta il responsabile del settore giovanile della Fiorentina, Leandro Leonardi: “Ho visto un ragazzo assurdo, prendiamolo subito. Con lui è impossibile sbagliarsi”. “Sì, Luca. Abbiamo già delle schede, ma sarà difficile: è in orbita Empoli, mi sa che dobbiamo lasciare perdere”. “Mi fate provare?”. Leonardi stranito acconsente, e così anche Marco Marchi, storico allenatore delle giovanili. A entrambi Parrini è rimasto legatissimo.

La (prima) firma

Comincia il pressing. Qualche chiamata, qualche viaggio: nulla di fatto. Luca però non molla il colpo, insiste. A Balconevisi, vicino a Pisa, può arrivare l’occasione giusta: al termine di un torneo, Bernardeschi è stato premiato come miglior giocatore. Il trofeo è una scarpa con un pallone. Parrini parte da Firenze con un cartellino in bianco (nonostante qualche timore di Leonardi) e organizza con il papà, la mamma, la zia e lo zio di Federico – tutti lì per tifare per lui – un incontro. Era già mezzanotte e mezzo, si incontrano in piazza. “Firmate con noi, è una grandissima occasione”. I Bernardeschi tentennano: “Siamo lusingati, ma Fede ha anche paura di cambiare tutto. Non avrebbe alcun amico, sarebbe dura”.


Dopo due ore ininterrotte, in piena notte, Federico decide di firmare, regalandogli pure il trofeo. Ma fa promettere di stracciare quel documento nel caso in cui cambiasse idea. Parrini è entusiasta, chiama subito i dirigenti. “Era un giovedì sera, tre giorni dopo sarebbe accaduto il finimondo”. Domenica sera infatti Alberto Bernardeschi chiama Luca: “Ci dispiace, non vuole più venire”. La paura è quella di essere troppo solo a Firenze. I viola rilanciano: “Tesseriamo anche Benedini” (difensore, ora al Follonica). Sono molto amici, si ammorbidiscono. Sì, no. Sì, no. “Per venti volte andai a Carrara quell’estate, mia moglie mi odiava” continua a raccontarci Parrini. L’eccitazione per il potenziale colpo è tantissima, non si può mollare. La Fiorentina arriva a offrire 1.400 euro di rimborso spese al mese per tre anni: un impegno davvero notevole viste l’età e la categoria in cui si trova. Sì, no. Sì, no. Si arriva a 1.800 euro, prendere o lasciare. Ma ancora Fede non è sicuro. È un bambino, non è una questione di soldi.

 


 

E cosa?”, gli chiede Luca. “Ho paura”, la risposta. È l’ultima occasione possibile per accettare. A Parrini viene un’idea: “Senti, tu tifi Milan. Giusto? Ti faccio una promessa: se vieni da noi, la prima volta che la Fiorentina giocherà contro i rossoneri, ti farò fare il raccattapalle. Così potrai vedere da vicino Kakà e tutti gli altri”. Federico alza gli occhi. “Me li ricordo ancora: splendevano”. Accetta. “Ma viene anche Benedini?”. Sì. È fatta, questa volta davvero. L’Empoli si arrabbia, i rapporti tra le società diventano molto tesi, ma il calciomercato non è nuovo a situazioni del genere.

 


 

Per diversi anni, Parrini ha seguito la Fiorentina. I cambi dirigenziali lo hanno portato a momenti di maggiore e minore impegno. Ora, lavora in proprio: ha aperto un’attività nel settore della pulizia, la Deterclean, ma non ha smesso di seguire il calcio. “Solo, lo faccio più da amatore”, dice. Qualche anno fa, ha incontrato di nuovo Federico: foto insieme e maglia della Fiorentina autografata. Bernardeschi ora lo segue in tv, ma quando lo vede con la maglia della Juve, non può che sorridere. Un piccolo passo di questa carriera, gliel’ha fatto compiere lui.

Valentino Della Casa

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