Blissett, il sogno italiano del Milan e l’amore eterno al Watford

Blissett, il sogno italiano del Milan e l’amore eterno al Watford

Watford ‘til I die”. Insomma, Watford fino alla fine. In Inghilterra è un termine calcistico che si usa tanto per chiarire l’appartenenza di un tifoso al proprio club del cuore. Un po’ più raro che lo stesso sentimento arrivi da un calciatore, ma ci sono le eccezioni.  


Una fra tutte, Luther Blissett, attaccante inglese che ha fatto del Watford la sua casa per gran parte della carriera. Ha esordito a 17 anni, in fourth division, fino a diventare simbolo e leggenda del club contemporaneamente alla scalata delle categorie. Il suo Watford arriva in First Division, l’attuale Premier League e Blissett vince la scarpa d’oro come capocannoniere dell’intero campionato nel 1983, davanti a leggende come Ian Rush.   


Blissett: l’offerta del Milan e il sogno italiano

A quel punto, proprio come fece il gallese con la Juventus qualche anno dopo, Blissett sentì la necessità di provare un’esperienza all’estero. Grazie alle grandi prestazioni, si fa avanti il Milan, che inizia a trattare per portarlo a San Siro. Dall’altra parte della scrivania però c’è Graham Taylor, altra leggenda del club. L’allenatore-manager, a cui è stata dedicata una statua all’esterno di Vicarage Road che recita “il più grande manager nella storia del Watford” quasi sbianca davanti all’offerta dei rossoneri: 500mila sterline. 

Ma non si fa intimorire e chiede il doppio: “Non se ne parla proprio! Dovete offrire 1 milione di sterline”. Prezzo altissimo, considerato il momento storico del calcio di allora (mentre ora la situazione è ben diversa), ma doveroso per lasciare andare un simbolo. Graham comunque parla quasi da padre a Blissett per rassicurarlo: “Guarda che se non vuoi andare stracciamo le carte e annulliamo tutto! Basta che me lo dici”.

No, Graham, devo andare. Sento che devo fare questa esperienza o me ne pentirò a fine carriera” gli risponde il suo veterano. Anche se l’impatto con il calcio italiano non sarà semplice: 30 presenze e soli 5 gol convincono l’attaccante inglese a tornare in patria, ma non che le offerte per restare in Serie A mancassero. Roma e Torino su tutte provarono a convincerlo a restare in Italia nonostante la prima stagione difficile, ma niente da fare, ritorno a casa al Watford un anno dopo l’addio. Con la squadra che ne beneficia ampiamente. Aveva salutato con 27 gol, si ripresentò con 21.  


Ancora Watford, le origini non si scordano

L’aria e l’area di Vicarage Road gli hanno sempre fatto un effetto speciale, inutile negarlo. Tanto che ancora oggi, a più di 30 anni di distanza, Blissett la frequenta ancora. Nei pressi dello stadio, c’è un pub che ha cambiato nome in “Number 8”, proprio quello che vestiva in campo e l’ex scarpa d’oro ha stretto una partnership con la proprietà italiana del locale che prevede la sua presenza.


Fra le partite dell’Inghilterra agli Europei e quelle del Watford che verrà, neopromosso in Premier, i tifosi degli Hornets potranno strappare un racconto o vivere una serata in compagnia della leggenda del club. Magari sbirciando la scarpa d’oro ancora gelosamente e attentamente custodita.   


Il merito di tutto questo va attribuito alla sua compagna, Lauren Fox, che di fatto è diventata una sorta di agente per Luther. Lauren organizza le serate e ha unito un intero quartiere intorno al numero 8. Qualche anno fa è tornata anche a Milano, dove si è fatta stampare una maglietta rossonera con il nome Blissett stampato sopra.  


Belle emozioni e bei ricordi, ma niente è come casa. Infatti, doveva essere chiaro fin da subito, Luther Blissett è sempre e solo stato “Watford ‘till I die.