Quarantasette partite, tre gol. In Serie A non ha brillato, ma il suo arrivo in Italia era costato l’addio di Sabatini alla Roma. O comunque, aveva contribuito molto. Lucas Boyé saluta per andare in Spagna definitivamente: negli ultimi quattro anni, pur essendo del Torino, in Serie A non ha mai giocato. È un addio formale, più che reale. Ma la trattativa che lo aveva portato in granata, si era tinta di giallo. E aveva portato a una vera e propria rottura.
La Roma, nel 2015, si era mossa con molto anticipo per l’attaccante del River, ma in prestito ai Newell’s Old Boys. In Argentina era un talento, di quelli puri: corsa, dribbling, visione di gioco, assist. Non tanti gol, ma non importava. Via ai primi contatti e accordi raggiunti ma con durata limitata.
Che nel giro di pochi mesi, ormai nel 2016, non sarebbe più stata valida. Il Torino si era quindi inserito, convinto di poter forzare la mano. La Roma era rimasta sorpresa, ma i documenti parlavano chiaro e la proposta di Petrachi (allora ds granata) era stata convincente per il giocatore che voleva l’Italia a tutti i costi. Arrivo a parametro zero con circa 1,5 milioni di commissioni.
“Non ho capito come abbiamo fatto a perderlo!” aveva tuonato Sabatini. Con la società giallorossa, i rapporti si sarebbero incrinati sempre di più, fino ad arrivare all’addio. In Italia, Boyé non ha fatto come avrebbe sperato. Se non in una delle partite iniziali, con Mihajlovic in panchina a Torino e di fronte proprio alla Roma. Questo e poco altro: troppo poco. Ma abbastanza per far saltare una delle direzioni sportive più ambite.
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