Categories: Retroscena

L’Al-Nassr a un passo da Brozovic: i momenti salienti dei suoi 8 anni all’Inter

Brozovic mi fa paura. Terrificante il modo in cui si sente in campo, il modo con il quale fa la differenza ogni partita. Il suo peso è enorme”. Parola di Maicon. Arrivato nel 2015 quasi sconosciuto, Brozovic è divenuto uno dei giocatori chiave della formazione nerazzurra. Anzi, la chiave dell’Inter stessa, il centro di gravità permanente intorno a cui, negli ultimi anni, ha preso forma e vita il centrocampo del club milanese. Ora, dopo otto anni, la storia tra il croato e l’Inter è al capolinea: l’accordo per andare Al Nassr sarebbe vicino, con le due parti che sembravano vicine alla chiusura dell’affare. Sembrava fatta per una cifra intorno ai 22-23 milioni di euro, ma gli arabi hanno diminuito l’offerta a 15, così l’Inter ha rifiutato. In queste ore, però, si continua a trattare per cercare l’intesa. Un ultimo regalo ai nerazzurri che così potrebbero sbloccate la trattativa per arrivare a Frattesi.


Personaggio eccentrico. Tratti di pazzia che colorano il suo essere. Certezza costante in campo. Uomo simbolo dell’Inter. Dopo otto anni e mezzo, uno scudetto, due Coppe Italia e due Supercoppe, c’è l’Arabia Saudita nel suo destino.

Il volo per Siviglia, i fischi di San Siro e la svolta

Era un freddo giorno di gennaio. Un giorno come gli altri. L’anno il 2015. Non uno dei periodi più brillanti nella storia nerazzurra. 3 milioni con obbligo di riscatto fissato a 5. I primi anni l’Inter e Marcelo si somigliano. Stesso spartito. Una stessa storia segnata dalla discontinuità. Brozovic vaga. Diversi i ruoli in cui è provato. Sembra essere un giocatore senza una precisa collocazione tattica. Un rebus tecnico senza risposta e soluzione. Incomprensione, il riassunto.


San Siro sembra non apprezzare. L’11 febbraio 2018, Inter-Bologna. Al 58’ l’uscita dal campo di Marcelo Brozovic. I fischi lo accompagnano nel suo percorso verso la panchina. Gli applausi la sua risposta. Qualche settimana prima era tutto fatto per il suo addio. Il volo per Siviglia era già programmato. Lui con gli agenti in hotel. L’Inter pronta a prendere Pastore. No, fermi tutti. L’argentino non arriva. Luciano Spalletti blocca il trasferimento del croato.

Poi l’intuizione. Una visione tattica che cambierà per sempre la storia di Brozovic e dell’Inter. Il croato in cabina di regia. Spalletti, Conte e ora Inzaghi. Il centrocampista diventa il faro della squadra. Il centro di gravità permanente per tutti gli allenatori. Tanta corsa, tanti palloni giocati, letture e anticipi. Brozovic è ovunque. Alla ricerca della palla, sempre. La sua è una incoscienza razionalizzata. Una sicura pazzia a cui affidarsi. Una sicurezza per compagni e allenatori. I fischi si sono trasformati in sinfonia. La sinfonia del direttore d’orchestra nerazzurro.


Credits: Andrea Rosito

Dal coccodrillo all’amico Barella: Epic Brozo

Un simbolo. Quasi un idolo per il popolo nerazzurro. Per le sue prestazioni in campo, certo. Ma anche per tutto il resto. Brozovic ha quella sana follia che ti rapisce. È un personaggio. Eccentrico, sicuramente. Capace di creare veri e propri trend. Dall’Epic Brozo al coccodrillo, fino al “Dove sei Bareee?” con l’amico Barella. Imprevedibile.

Un beniamino della squadra” aveva detto Conte. “Entrare nella sua testa?” Impossibile. In campo è diventato imprescindibile. Da lui dipendono la squadra e i suoi ritmi. Dal suo incessante movimento nasce tutto. Con lui in campo l’Inter ha girato per anni. Ma forse ora è il momento di fermarsi.

Nicolò Franceschin

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