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Buriani, un destino a San Siro: “Milan? L’ho scoperto durante la leva militare”

Ci sono stadi che segnano la carriera di un giocatore. Nel caso di Ruben Buriani questo è lo stadio Giuseppe Meazza. Un centrocampista protagonista di un’altra epoca calcistica, a cavallo tra gli anni ’70 e gli anni ’80. Al fianco giocatori di grandi qualità, le stesse di Buriani, ultimo di quattordici figli e originario di Portomaggiore, in provincia di Ferrara. Sa cosa significa sudare per raggiungere grandi traguardi come nel 1977 quando arriva la chiamata del Milan.

 


Quando giochi in Serie A e sei un titolare di un club del genere, credo sia il sogno di ogni giocatore – ci racconta Buriani – Aver vinto uno scudetto con il Milan è un ricordo indelebile“. Indimenticabile, come il momento nel quale scopre di essere diventato un giocatore del Milan: “Allora non c’erano procuratori e nessuno ti dava notizie. Una mattina ho ricevuto la Gazzetta dello Sport durante il servizio militare e ho letto: «Buriani al Milan». Era così, le trattative erano soltanto tra le società e i calciatori andavano solo a giocare“. Cinque anni in rossonero e uno scudetto vinto, quello della “stella” con Rivera in campo e Nils Liedholm in panchina. 

Non solo Milan per Buriani, ma anche Cesena, Roma e Napoli. Con gli azzurri torna nel destino San Siro: maledetto quel 10 novembre 1985. Si gioca il match tra l’Inter di Ilario Castagner e il Napoli di Ottavio Bianchi. Maradona sblocca l’incontro al 49° minuto, ma per gli azzurri al 66° minuto arriva la doccia fredda. Fallo di Mandorlini su Buriani che si rompe tibia e perone. 


Il calcio, come nella vita, riserva sempre sorprese buone e meno buone – spiega Buriani – Avevo 29 anni e nelle stagioni precedenti avevo giocato bene, questi incidenti possono accadere“. Per lui inizia un lungo percorso di recupero, poi sei mesi dopo il Napoli lo licenzia con una lettera: “C’era questa possibilità da regolamento, adesso non c’è più – ammette – Mi sono ritrovato dopo sei mesi un plico a casa con la risoluzione del contratto. Non era solo un problema di contratto, ma dopo mi hanno lasciato da solo e non è stato carino“.


L’inizio della fine della carriera di Buriani che si ritira nel 1988 con la maglia della Spal, quella con cui aveva iniziato tutto. Poi una vita da dirigente, tra il settore giovanile del Milan (tornano quei colori) e club come Salernitana e Padova. “Ho viaggiato tanto, mi sto riposando un po’ – conclude Buriani – Ho delle scorie addosso, ma fa parte del mestiere perché non abbiamo visto molte partite dal vivo. Servirebbe girare sui campi. Sono disponibile, ho il patentino da direttore sportivo, posso anche rientrare“.

Redazione

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