“Aurelio, ci verresti a Cagliari?”: Andreazzoli e quell’incontro segreto con Capozucca

Il 20 febbraio 2020 negli uffici del presidente del Cagliari, Tommaso Giulini, a Milano in zona City Life, c’è grande fermento. I risultati ottenuti da Eusebio Di Francesco non convincono la dirigenza a proseguire il rapporto, e si opta per l’esonero.
Ma quello in panchina non è l’unico cambiamento che il patron rossoblù adotta: anche il ruolo di direttore sportivo passa in consegna, da Pierluigi Carta (che resta comunque in società) a Stefano Capozucca.

Il ritorno di Capozucca e l’incontro con Donadoni
Attorno alle 14:00, l’esperto dirigente, classe ’55, entra negli uffici e inizia a parlare con Giulini. Colloquio positivo e ritorno al Cagliari dopo quattro anni. “Salvarsi sarà un’impresa, ma ci proveremo, indipendentemente dall’allenatore che verrà scelto”, il mood di Capozucca, che si mette subito al lavoro per trovare un nome valido per la panchina.
La prima idea è Donadoni: l’allenatore si presenta in sede e dopo un’ora di meeting esce con il sorriso sul volto. “Quando si parla di calcio è sempre un incontro positivo”, confida ai presenti.
“Aurelio, ci verresti a Cagliari”
Ma il candidato non convince a fondo, e Capozucca prova a giocarsi un’altra carta, di quelle interessanti: “Ciao Aurelio, come stai? Ci verresti a Cagliari”. Messaggio inviato alle 16. La risposta di Andreazzoli non tarda ad arrivare: “Vengo lì e ne parliamo di persona”.

Dopo tre ore e mezza di attesa – in cui il ds divora caramelle, esaurisce la carica del cellulare e, senza un caricatore per riparare il danno, inizia a chiamare numeri di allenatori e collaboratori dal telefono fisso della sede – Andreazzoli arriva a Milano, chiede di non essere ripreso (solo ora mostriamo le immagini per la prima volta – n.d.r.), e viene accolto da Capozucca in persona, uscito ad aprire il cancello. “Che piacere vederti, andiamo dentro”.

La chiacchierata non avrà l’esito sperato, e il Cagliari virerà poi su Semplici, allenatore in grado di portare a termine l’impresa-salvezza. Ma il rimpianto Andreazzoli, considerata la posizione del suo Empoli in confronto a quella dei rossoblù, resta. E pensare che sarebbe bastato un “ok, chiudiamo”, al posto di un “ti faccio sapere”.