Se depistaggio deve essere, allora si deve fare bene. Il Milan su Tomori non ha lavorato sotto traccia, di più. Partiamo dalla fine per arrivare all’inizio. I giornalisti lo aspettavano tutti a Linate, con tanto di numero di volo già segnato; lui è arrivato a Malpensa. Ad attenderlo però, oltre a rappresentanti della società e all’intermediario Mattia Terraneo che ha favorito l’esito dell’operazione, qualche telecamera c’era lo stesso. Sguardo dritto, indecifrabile. Un po’ come il suo nome, ma questo già lo sappiamo.
“Chiamatemi Fik”, è quello che ha detto ai suoi nuovi compagni ma soprattutto a Pioli. È e sarà il modo più semplice per potersi rivolgere a lui durante gli allenamenti o in partita. A proposito dell’allenatore, quello che è successo tra lui e il giocatore è un fatto più unico che raro: il giorno prima del suo arrivo in Italia, a Fik squilla il telefono, con un +39 davanti. “Sono Stefano, benvenuto”. Una prassi consolidata in Inghilterra, meno in Italia, quella di parlare con l’allenatore prima di visite e firma. Ma è il segnale – e questo Tomori lo nota – della nuova immagine che il Milan sta cercando di dare alla società e al suo calciomercato sempre più internazionale.
Andiamo ancora più indietro, perché prima della chiamata di Pioli, ne arriva un’altra. Anzi, a farla è il giocatore stesso, che a Londra ha tantissimi amici. Uno di questi è Ola Aina: un trascorso nelle giovanili nel Chelsea, stesso ruolo di Fik, e due anni in Serie A nel Torino. “Ma che faccio? Accetto?”. “Subito! L’Italia è tosta, ma impari tantissimo”, gli risponde Ola convinto. È un altro piccolo passo in avanti verso una firma che sembra sempre più vicina.
Ma quando è stato il primo contatto? Chi pensa a dicembre 2020, sbaglia. Ma nemmeno a novembre. Bisogna tornare indietro all’estate 2020, perché Tomori era già nella lista di Maldini e Massara da prima dell’inizio del campionato. Un abbozzo di trattativa c’era già stato: ma i tempi non erano ancora propizi affinché tutto andasse bene. Poi, in inverno, cambia tutto. L’operazione Simakan non va a buon fine, Tomori era sempre stato considerato un giocatore su cui puntare.
E adesso si continua. Un po’ come quegli studi che hanno portato Fik a diventare laureato in Business and Management. Il padre, importante commercialista, ci ha sempre tenuto tanto: “Va bene il calcio, ma devi laurearti”.
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