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Quando una corsa cambia la vita: Candreva e quella firma all’ultimo secondo

Non sempre è stato capito, e pure a Genova qualche problema a un certo punto l’ha avuto. Ma quando sente di essere al centro, Antonio Candreva sa essere determinante. Un pezzo di salvezza della Sampdoria dello scorso anno è anche suo. Il suo passaggio fu un colpo di calciomercato di Ferrero. Ma la vela telenovela che lo aveva coinvolto era stata un’altra. È stata una questione di corsa.

 


Faceva freddo a gennaio 2012. Molto. Antonio aveva quasi venticinque anni e una carriera da predestinato che doveva però sbocciare davvero: Livorno, Udinese, Juventus… Aveva già giocato in molte squadre. Quell’anno, era passato in comproprietà con la società di Pozzo al Cesena di Campedelli. Quello con Giampaolo in panchina (poi sostituito da Arrigoni e Beretta), che partiva con una rosa incredibile di grandi potenzialità destinate a rimanere inespresse (Mutu e Iaquinta in attacco, un giovane Parolo a centrocampo…). Antonio era un talento, ma nonostante le 18 partite e i 2 gol, non si era ambientato bene. Così, il suo agente Pastorello, aveva cominciato a guardarsi intorno, chiamando Tare.

 


Ma perché non provate a farlo alla Lazio?”. A dire il vero, il nome sul taccuino del ds c’era già da diverso tempo. E l’idea che si potesse fare lo intrigava parecchio. Il problema? Lotito, se così si può chiamare. Il presidente aveva infatti bloccato tutto in due momenti. Atto primo: “Entra qualcuno se esce qualcuno”. Tare si era ingegnato, e quel qualcuno l’aveva individuato: Simone Del Nero, per cui era stato subito imbastito uno scambio proprio con il Cesena. Sei anni in più di Candreva, stesso ruolo, ma ai margini della rosa allenata da Reja.

Lo stop di Lotito

Tra il giocatore e il presidente, però, esisteva un rapporto speciale, visti anche i buoni rapporti con l’agente Berti. Farlo partire, insomma, non aveva scaldato molto Lotito. La trattativa era comunque andata avanti e nell’ultimo giorno di mercato sembrava tutto fatto. 

 

Atto secondo: il numero uno della Lazio ferma tutto. “Così non si fa!”, aveva tuonato allora Campedelli, alla ricerca di rinforzi per inseguire una salvezza disperata. Questione di diplomazia: Tare aveva cominciato a chiamare il suo presidente, per convincerlo ad accettare l’acquisto della metà del cartellino del giocatore in cambio del solo prestito di Del Nero. Tira e molla, finché non aveva ceduto.

All’ultimo minuto

Ma quanto mancava? Quattro minuti. E non per metafora. Corsa alle firme. E non per metafora. Sono state celebri quelle immagini che vedevano Armando Calveri, storico segretario generale della Lazio, correre per tutto il corridoio dell’ATA hotel con i contratti da depositare. Senza quello scatto, non si sarebbe fatto nulla. Niente 192 partite e 45 gol in quattro anni e mezzo di biancoceleste. A dirla tutta, forse non avremmo nemmeno raccontato il Candreva di adesso, che fa azioni come questa.

Candreva, a proposito, sulla fascia scatta ancora. E a quasi 35 anni continua a essere determinante in Serie A.

Redazione

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