Dall’analisi su Facebook alla Serie A, Carcarino: “Vi spiego la figura dell’analista tattico”

Dall’analisi su Facebook alla Serie A, Carcarino: “Vi spiego la figura dell’analista tattico”

Entrate in classe, sedetevi dove preferite e tirate fuori penna e quaderno. Niente gesso sulla lavagna, bensì uno schermo e tanti video da guardare. Dietro la “cattedra” c’è Massimo Carcarino, uno che è abituato a fare questo lavoro ormai da anni. In Italia viene chiamato match analyst, ma per lui “è una definizione troppo minimizzante”. 

 

Dall’analisi su Facebook al Sassuolo: la storia di Carcarino

 

Ma dove inizia la storia di Massimo? “Sono partito dai dilettanti. Nella stagione 2017-18 inizio con la Berretti della Paganese ma continuo fino a ottobre: mi chiamò De Zerbi e mi portò con lui a Benevento” racconta ai microfoni di grandhotelcalciomercato.com.

 

 

L’opportunità del Benevento è da prendere al volo. Un’occasione che Carcarino si è cercato da solo, in maniera anche inusuale: “Non essendo stato un giocatore ‘vero’ non avevo un plus. Dovevo farmi conoscere. Così ho utilizzato molto i social media. De Zerbi mi chiamò perché analizzavo e raccontavo il suo Foggia su Facebook, che era la mia squadra di riferimento. Sono stato notato così”.

 


 

Al fianco di De Zerbi, prima al Benevento e poi dal 2018-19 al Sassuolo con un ruolo ben preciso: “Non amo molto parlare di match analyst. Per me è un normale collaboratore tecnico con una mansione specifica. È una figura che si è un po’ fermata negli ultimi anni, l’unica analisi che rimane aperta è quella emotiva. Ho la sensazione che all’estero ci sia più conoscenza da parte delle società. Ma c’è da dire che lì si esagera un po’: leggo di 20-30 analisti in uno staff, non so a cosa servano. La figura del match analyst è in tutto e per tutto un allenatore. Solo che lo fa con i ‘video”.

 

Nel suo percorso, Massimo ha incontrato anche tanti ostacoli. Il più grosso a 23 anni. “Il periodo della malattia mi ha formato a livello caratteriale. Quel momento è stata la chiave per ripartire con la vita”.

 

De Zerbi, Dionisi, Raspadori e il futuro

 

In neroverde è stato il braccio destro prima di De Zerbi e poi di Dionisi. Due allenatori che per Massimo sono diversi in tutto: “Avevano dei metodi di lavoro totalmente differenti. Erano come il giorno e la notte”.

 

Dalla Juve all’Inter, passando per tutte le altre big. Tante squadre forti affrontate, ma quella che più li metteva in difficoltà era un’altra: “Ricordo che facevamo fatica con il Parma di D’Aversa, anche l’Udinese e l’Atalanta ci mettevano tanto in difficoltà a livello tattico, sia nella fase di preparazione che nelle partite. Sono squadre che abbiamo sofferto con De Zerbi”.

 


 

Di giovani talenti ne ha visti crescere tanti. E quando Massimo parla di Raspadori usa solo parole speciali: “Giacomo era un calciatore già a 17 anni. Impressionante. Da ragazzino era pazzesco, aveva una capacità di apprendimento mostruosa. Poi le capacità tecniche, l’intelligenza calcistica e umana. Lui mi ha sbalordito, in Primavera lo notavi subito”.

 

E poi ci sono i calciatori intelligenti, quelli che capiscono tutto prima degli altri: “Uno è Obiang, lui è molto curioso. A Benevento c’era Sagna, un giocatore meraviglioso arrivato a fine carriera e con un’intelligenza superiore. Poi anche Caputo, Peluso e Consigli”.

 

Di ricordi degli anni al Sassuolo ne ha a migliaia. Vittorie, incontri ma soprattutto esordi. Le prime volte che restano per sempre: “Il primo giorno di raduno scendo dall’autobus e incontro subito Boateng. Non l’avevo mai visto. Fu un momento davvero bello. Ma di aneddoti e ricordi ce ne sono tanti: per esempio la vittoria a San Siro contro il Milan con la doppietta di Raspadori. Ma la più bella di tutte fu il debutto di Turati contro la Juventus nel 2019-20. Partimmo per Torino senza Consigli e Pegolo e senza sapere chi avrebbe giocato: il mister ci chiamò e comunicò la sua scelta. Fu emozionante. A Torino contro la Juve di Ronaldo, Dybala, Higuain e con Buffon nell’altra porta. Fu una delle notti più belle”.

 


 

Non solo Sassuolo e Benevento. Lo scorso anno Massimo ha avuto anche un’altra opportunità:Ho ricevuto la chiamata del Napoli, ma poi non si è fatto nulla. Sono rimasto al Sassuolo e sono stato onorato. A giugno scorso le nostre strade si sono separate”. La scorsa estate è arrivato l’addio ai colori neroverdi. Ora la testa è solo sul futuro: “Ho avuto qualche opportunità ma non era ciò che cercavo per il mio percorso. Ho girato un po’, ho visto tanto calcio all’estero. Mi piacerebbe anche fare un’esperienza fuori. Vediamo cosa succederà, se qualche allenatore cambierà qualche membro dello staff o se ci sarà qualche opportunità su una panchina di Serie D. Avrei l’ambizione di iniziare, io non chiudo le porte a nulla. Per ora devo aspettare”. 

 

Un anno di stop per poter studiare e approfondire ancora di più la sua conoscenza. Tanti campionati, idee e anche allenatori giovani che Massimo reputa interessanti. “Uno è Alessio Lisci: l’anno scorso ha fatto vedere cose interessanti in una situazione difficile. Un altro è Eder Sarabia che lavora all’Andorra, in Serie B spagnola. Lui è di un livello alto, con un futuro da Liga. C’è anche Farioli con cui ho già lavorato, è uno di prospettiva. E poi Raffaele Palladino e Gilardino”.

 

Per il futuro nessun piano prefissato, solo un obiettivo: “Voglio divertirmi”. Suona la campanella, la lezione è finita. Carcarino è come un vulcano di idee.