Vulcanico, passionario, semplicemente vero. É stato tutto questo, e non solo, Angelo Massimino. Per oltre vent’anni è stato il presidente del Catania, volto storico della società rossazzurra, fautore di due promozioni in Serie A e due in B e due in LND (sia in Eccellenza che in Serie D). Il sogno però si è spezzato il 4 marzo 1996. Il “presidentissimo” muore in un tragico incidente stradale, lasciando un grande senso di smarrimento ad una città intera.
La storia del Catania si intreccia indissolubilmente a quella della vita di Angelo Massimino. Il “cavaliere” era più di un presidente, era un factotum. Si occupava a 360 gradi della sua azienda. Sono infatti tanti i calciatori che hanno fatto le fortune sotto l’Etna in quegli anni. Basti pensare ad un giovanissimo Andrea Carnevale, arrivato in Sicilia nel novembre 1984 in un’annata di Serie A non proprio fortunata per gli etnei.
Tra i tanti giocatori passati da Catania sotto la presidenza Massimino ci sono Claudio Ranieri, Roberto Sorrentino, Aldo Cantarutti e i due brasiliani Luvanor e Pedrinho. Infatti, resta nella storia il celebre il viaggio in Brasile del presidente insieme a Gianni Di Marzio per acquistare due rinforzi dopo la promozione in Serie A del 25 giugno 1983. Infatti il nipote Alessandro Russo a SerieD24.com racconta: “Nell’estate ’83 Massimino e Gianni Di Marzio andarono in Brasile per acquistare due innesti per la squadra e questo fu d’ispirazione per il film “L’allenatore nel pallone” di Lino Banfi. Loro tornarono in Italia con Luvanor e Pedrinho e quindi, spesso, si è mixata la finzione cinematografica con la vita reale. Io posso assicurare che è pura realtà“
Chi è appassionato di calcio per forza di cose è anche un po’ scaramantico. Infatti, Angelo Massimino è ancora ricordato oggi per i suoi riti che sono rimasti nella storia e nella leggenda del Catania. “A volte portava la squadra a mangiare il pollo in una locanda sperduta – racconta sempre il nipote – e doveva essere mangiato rigorosamente con le mani”.
Oppure non mancano i riti più classici come quando “buttava il sale dietro la porta avversaria o ci teneva che venissero rispettati determinati rituali”. Inoltre, Massimino incentivava i suoi calciatori a fare bene, anche con premi partita davvero importanti. “Quando si avvicinava la partita faceva capire ai suoi giocatori che in caso di successo ci sarebbero stati premi importanti. In Serie C, nel 1974/75, si piazzava davanti alla porta dello spogliatoio del Cibali con il centone in mano. Lui gli faceva vedere i soldi e i giocatori segnavano con maggiore attenzione“.
Storie di un calcio che non c’è più, di un presidente vero e passionario. Un uomo che ha pagato con la sua vita per il Catania e la sua gente.
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