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Chelsea, si cambia tutto: cosa c’è dietro l’esonero di Lampard

Questa volta Frankie si deve arrendere. E di certo non è facile: Lampard era l’uomo copertina del Chelsea quando giocava; avrebbe voluto replicare anche in panchina. Tante cose non hanno funzionato: un rapporto non felice con alcuni giocatori, divergenze di mercato e un muro contro muro con chi, in passato, era stato suo compagno di squadra.

 


 

Nomi e cognomi: Petr Cech, un altro simbolo dei blues che stanno in tutti i modi cercando di risalire dopo qualche annata faticosa (fatta anche di trofei, sì; ma non quelli a cui erano soliti ambire). Il suo ruolo è particolare: si è ritirato nel luglio 2019 dopo quattro stagioni all’Arsenal, è diventato un consulente tecnico del Chelsea di cui da pochi mesi è tornato a difendere i pali, nella selezione Under 23. Per i giocatori, Cech è un riferimento. Per Lampard un po’ meno: rapporti tesi fin da quando erano compagni di squadra. Non una bella situazione. Le avvisaglie degli attriti si percepivano infatti già lo scorso anno. “No, Petr: tu stai fuori”, è quanto era stato comunicato a Cech durante un allenamento. Nel senso: non puoi assistere al nostro lavoro. Boom. 

 


 

A tutto questo, si devono aggiungere i dissapori con la società. Vi ricordate Marina? Quella che litigò con Conte e Sarri? Ecco, lei. Una delle donne di calcio più potenti al mondo. Mese dopo mese, anche grazie al rapporto di fiducia che la lega proprio a Cech, è riuscita a capire che le cose nello spogliatoio non fossero proprio tutte rose e fiori: i giocatori non inglesi spesso si lamentavano per le esclusioni, e ce ne sono state di eccellenti.

Le esclusioni che pesano

Pensate ad Havertz. È arrivato per volere di Abramovich in estate dopo un’asta pazzesca vinta dal Chelsea contro squadre di mezza Europa. Di Abramovich, sottolineiamo; non di Lampard, che infatti ha impiegato l’ex Bayer per 16 partite (con un gol, sì), molte da subentrato. Nelle ultime sei gare, ha giocato titolare solo l’ultima (la sconfitta fatale per 2-0 contro il Leicester): prima, solo spezzoni che sommati non arrivano nemmeno all’ora di gioco. Troppo poco.

E per il futuro…

 


 

Eccoli, i fattori scatenanti: un rapporto negativo con Cech che si è fatto carico del malessere dello spogliatoio e le scelte contrarie alla politica societaria. A malincuore, per quello che Lampard ha rappresentato, ci si è dovuti fermare qui. E ora? Tuchel è pronto, ma uno dei nomi nella rosa era quello di Nagelsmann, che non voleva, né poteva, lasciare il Lipsia. Chissà se in futuro il tedesco potrà tornare in auge: si contenderebbe il posto con Shevchenko, che dopo i Mondiali – o le qualificazioni – in Qatar lascerà l’Ucraina per tentare una strada in un club.

 


 

Strada che al momento è stata preclusa ad Allegri. Un allenatore del suo curriculum avrebbe fatto comodo (a chi no, d’altra parte?), ma dopo la doppia esperienza con Conte e Sarri, Marina ha preferito non puntare su un altro italiano. “No Italians more”, almeno per ora. 

Redazione

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