Domanda. Cosa hanno in comune il Belgio, un piatto di spaghetti ben preparato e il Milan? La risposta ha un nome e un cognome: Vincent Mannaert, il direttore esecutivo del Club Bruges che ha fatto sudare sette camicie a Maldini e Massara nell’affare che ha portato De Ketelaere in Italia. La sua cara italia. Già, perché Vincent adora la nostra cucina, ha un cuoco personale – Giuseppe Giacomazza – che gli prepara piatti della nostra tradizione culinaria. Pizza, pasta e tanto altro. La scorsa estate l’Italia è tornata nella vita di Mannaert, che è stato alle prese con una trattativa importante e complessa. Magari ne avrà discusso a tavola, davanti a un bicchiere di vino e uno spaghetto alle vongole. Tutto rigorosamente italiano.
Il Club Bruges è un’oasi felice dove si cresce e ci si prepara al grande salto. Lo ha detto lo stesso De Keteleare. “Prima non mi sentivo pronto ad andare via, oggi credo sia arrivato il momento”. Da capocannoniere della squadra e campione del Belgio in carica. Ma al Bruges sono abituati a vendere a peso d’oro e poi ricostruire. Da Wesley a Danjuma – oggi punta del Villareal che da piccolo dormiva in macchina perché non aveva un tetto – fino a Bacca e Perisic. Questi ultimi sono poi passati in Italia, entrambi a Milano. Al Bruges i talenti vengono valorizzati, gli si dà la possibilità di formarsi senza grandi pressioni. Sbagli? Non fa niente. Cadendo si impara e da queste parti lo sanno bene. Parlano poi i conti, i numeri e le plusvalenze.
Il sogno di Vincent era fare il calciatore, ma tre operazioni alle ginocchia gli hanno spezzato i sogni. La soluzione? Reinventarsi. La prima possibilità gliela dà lo Zulte Waregem, affidandogli un posto dietro la scrivania. “Mi metto in gioco, non ho paura”. Sfida accettata. Nel frattempo si divide tra campi da calcio e aule di tribunale. Si è infatti laureato in giurisprudenza, ha praticato un po’ da avvocato mentre intanto studiava il mondo del pallone dall’interno. Prima la teoria, poi la pratica. Rubando con gli occhi. Non è uno che scopre talenti, ma gestisce tutto: non urla mai e con uno sguardo ti fa capire cosa pensa. Oggi è il fulcro del progetto Bruges, fresco vincitore del campionato e agli ottavi di Champions League e al comando dell’area mercato. La coppia MM ci sta avendo a che fare e potrà confermare che è un osso duro. Non fa sconti, ma è una persona vera che se ti da una parola la mantiene.
Metodo. Questa è la chiave. Spesso stando dietro le quinte, muovendo i fili dove nessuno ti vede ma la prospettiva è la migliore. Mannaert è al Bruges dal 2011 e in dodici anni ha imposto leggi e dettato ritmi. Gestore per eccellenza. Tante novità tra cui il campo di allenamento: la squadra ha cambiato centro sportivo, passando al Belfius Basecamp di Knokke. Avanguardia come parola d’ordine. Tra momenti difficili, tanti di gloria e qualche “what if”. Tipo? Un contratto firmato con l’Anderlecht – ai tempi dello Zulte – non rispettato non si sa perché. Fa parte del personaggio.
Questa estate se lo è trovato davanti il Milan, non in campo ma in sede di Calciomercato. Poche regole, ma chiare e rigorose. Non si svende nessuno e non si fanno regali. Mannaert è anche azionista del Club Brugge con una quota del 17,5%. Cura degli interessi a tutto tondo e lo fa con una meticolosità incredibile. Maldini e Massara sono stati avvisati, ma probabilmente lo avevano già capito al primo sguardo. Tanti sorrisi, strette di mano e niente sconti. La richiesta è di almeno 6 milioni in più rispetto a quanto offerto dai rossoneri. Sulla chiusura c’è ottimismo e alla fine arriva la firma il 2 agosto. Tra signori e grandi conoscitori del mercato. Magari davanti a un buon piatto di pasta e migliorare l’umore di Vincent.
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