Buon compleanno Foggia! I ricordi di Roy e Kolyvanov: “Come non amare questa città”

Se sullo sfondo c’è il campo con il derby pugliese nei play-off contro il Bari, per il Foggia oggi è un giorno dolce, vissuto anche con un po’ di malinconia. Ci sono 101 candeline da spegnere sulla torta di un 12 maggio che, da sempre, è cerchiato in rosso come le date importanti. Il compleanno del calcio foggiano, tanto per citare una diabolica combinazione di eventi, coincide con quello di Zdenek Zeman.

Da qualche giorno, passeggiando per il centro storico di Foggia, ad aprire l’album dei ricordi sono arrivati due ex calciatori foggiani, protagonisti proprio dell’epopea zemaniana. Bryan Roy e Igor Kolyvanov, nelle valigie in partenza da Amsterdam e Mosca hanno messo tanta voglia di rituffarsi in una delle pagine più belle della loro carriera da calciatore. La società Calcio Foggia e l’Associazione “Rossoneri per sempre”, da tempo al lavoro su eventi per celebrare un centenario mortificato dagli effetti della pandemia, hanno scelto due tra i più indimenticati calciatori rossoneri.

Roy tra i primi affare di Raiola
“Come fa a non essere importante per me questa città…” riflette Bryan Roy mentre mostra a sua figlia, nata a Foggia, i luoghi del suo matrimonio pugliese. Alla corte di Sdengo lo portò un procuratore che iniziava a fare affari sull’asse Italia-Olanda: “Si, posso dire di essere stato uno dei primi colpi messi a segno da Mino Raiola, che era il mio procuratore con Rob Jansen – ricorda Bryan Roy – Poi, sempre dall’Ajax, arrivarono in Italia altri suoi assistiti. Da Marciano Wink a Michel Kreek”. Le strade dei due procuratori, però, si divisero presto. Roy scelse Raiola e Jansen, a distanza di tanto tempo, gli svelò un piccolo segreto. “Anche l’Inter si interessò a me attraverso lui, ma io ormai ero già in Italia ed ero felice – spiega l’ex attaccante olandese – Anzi, se Zeman non fosse andato via dopo i Mondiali del 1994, da Foggia non me ne sarei mai andato“.

Kolyvanov e la leggenda della “partita di grano”
Kolyvanov ama la pasta al pomodoro. Gli manca tanto la cucina italiana e parla, con gusto, a tutti i tifosi che per strada gli si avvicinano per il rituale selfie. Con tutti ricorda la doppietta al Parma e i record di imbattibilità di Sebastiano Rossi frantumati a suon di gol. Che fosse lo Zaccheria o San Siro, Igor fu un incubo pure per il Milan invincibile di Fabio Capello: “Sono rimasto a Foggia anche in B dopo la retrocessione del 1994. Ci salvammo e dopo gli Europei del 1996, passai al Bologna. Chi fu il protagonista assoluto di quel trasferimento? Il compianto Sergio Buso. Era il secondo di Catuzzi nell’ultimo Foggia di A e quando lui per primo si trasferì in Emilia per fare l’assistente di Ulivieri, gli ripeteva continuamente che il Bologna avrebbe dovuto prendermi, e subito“.

Nessuno avrebbe mai potuto immaginare che, nel 1991, Casillo avrebbe pescato dalla Russia due tra i più talentuosi russi in circolazione. E, a proposito, Igor sfata anche una leggenda: “Dicevano che Casillo ci pagò con una partita di grano. Ma io so che in Russia di grano ne avevamo e ne abbiamo tanto – scherza Kolyvanov – perciò secondo me il presidente sborsò anche diversi quattrini per prenderci“.
Quando Roy e Kolyvanov entrano allo Zaccheria e calpestano il suolo, sembrano davvero due bambini felici. Di palleggiare, di scherzare e di “accusarsi reciprocamente” di essere il più forte. Orgogliosi di quello che è stato, danno pacche sulle spalle a chi c’è adesso. “Tranquilli, il grande Foggia tornerà“. È il loro modo di dire “buon compleanno, Foggia“. Entusiasmo e occhio lucido. Ma il 12 maggio, da queste parti, è sempre così.
Di Antonio Di Donna