L’accelerata. Poi, l’ufficialità. Antonio Conte è stato annunciato lo scorso anno nuovo allenatore del Tottenham dopo un corteggiamento cominciato da molto lontano, diventato realtà. La trattativa non è stata facile: avanti e indietro. Perché arrivare a Conte non è stato facile per Paratici, che ci aveva lavorato anche nelle settimane precedenti, pensando a un ribaltone in panchina che si sarebbe potuto concretizzare durante la sosta per la Premier League.
Che Espirito Santo non abbia convinto, era fuori di dubbio. Gli ultimi risultati dell’avventura del portoghese gli sono stati fatali, e hanno accelerato una decisione che, verosimilmente, sarebbe comunque stata presa. L’accordo economico, tra Conte e il Tottenham, c’era, ma lo stesso allenatore avrebbe preferito aspettare di lavorare con più calma.
“Non abbiamo tempo“, la risposta di Paratici. Che con il presidente Levy ha insistito molto per chiudere tutto e subito. E allora avanti così. 10 milioni di euro netti a stagione, più bonus alti, e un contratto firmato fino al 2023 con opzione per un ulteriore terzo anno. Opzione libera, peraltro, senza nessun particolare vincolo.
E lo United? Un contatto c’era stato. Ma non per l’immediato. Sarebbe stato un discorso per l’estate 2022, visto che la panchina di Solskjaer, per quanto traballante, non era così in bilico. Niente Manchester, London calling. Di nuovo.
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