Predestinato. Un privilegio, una responsabilità. Qualità innate unite a intrinseche pretese. Un concetto in cui si innesta la stella di Federico Bonazzoli. Di anni ne ha 25. Il suo nome circola da molto tempo. Un enfant prodige del settore giovanile nerazzurro. Tempi bruciati a suon di gol. Aspettative alte e risultati da ottenere. Una passione innata a muovere tutto.
Chissà cosa significa essere un predestinato. Chissà cosa significa dover rispondere ad aspettative che si rincorrono. All’infinito. Fin da bambino, quando le uniche responsabilità sono quelle di divertirsi rincorrendo quel pallone. Con le aspettative Federico Bonazzoli ci ha dovuto convivere dall’inizio. Troppe le sue qualità. Giocate, istinto, personalità. Gol. Stella del settore giovanile. Il peso della responsabilità sopportato per anni. Come compagno un altro Federico, Dimarco. Tappe bruciate. Un cammino che lo porta a entrare nella storia dell’Inter.
È il 18 maggio 2014 e Mazzarri lo fa esordire in Serie A contro il Chievo. 16 anni, 11 mesi e 27 giorni, il terzo giocatore più giovane dietro a Edgardo Rebosio e Massimo Pellegrini. Non una partita qualsiasi. L’addio al calcio di Zanetti e la fine della storia nerazzurra di Samuel, Cambiasso e Milito. Nel febbraio 2015 con la Primavera di Vecchi dominò il Viareggio. 5 gol in 4 partite e Golden Boy. E Coppa vinta.
In quello inverno viene acquistato dalla Sampdoria e resta fino al termine della stagione a Milano. A dimostrazione del suo talento e del fatto che Ausilio non voleva lasciarlo partire, era stato stabilito un diritto di recompra a 9 milioni o il 30% su una cessione futura a terzi. Nuova avventura. Nuove aspettative. Alte, come sempre. L’estate successiva la chiamata di Paratici, ma il passaggio alla Juventus non si concretizza. I prestiti in B, il ritorno a Genova. Il primo gol in A e la rete contro il Parma che regala la salvezza alla Sampdoria. Nell’ottobre del 2020 e a Torino ci va davvero. Sponda granata, però.
Luci e ombre. In estate il prestito alla Salernitana. Nella partita contro il Genoa ha realizzato la rete numero 100 nella storia del club in A. “ Un campione dai colpi sublimi” lo ha definito Sabatini. E lui vuole dimostrarlo. Con il carattere e con i gol. Scrollarsi di dosso le aspettative che lo accompagnano da una vita. Prendersi una rivincita contro il destino. Lo scorso anno contro il Milan un gol in rovesciata e uno sfiorato di rabona. Con la Fiorentina la rete della vittoria. Nel recupero con il Venezia un altro gol fondamentale per il sogno salvezza. Una impresa raggiunta da protagonista. Un protagonista divenuto un “figlio di Salerno”. Un legame indissolubile. In estate l’addio alla Sampdoria e il ritorno alla Salernitatana a titolo definitivo. Davanti un campo in cui scriversi il futuro. Emozioni e passione. L’amore per il calcio. Senza mai mollare. Come il suo idolo Rafa Nadal. Un mancino combattente.
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