L’Europa come palcoscenico. Per la prima volta la Champions League come teatro. L’Inter e Van Dijk tornano a sfidarsi. Sei anni dopo. Anni in cui sono cambiati tanto. I nerazzurri troveranno davanti quello che nel frattempo è diventato tra i centrali più forti al mondo. Un pallone d’oro sfiorato. Premier e Champions vinte da leader tecnico ed emotivo dei Reds. Virgil incontrerà un’Inter rivoluzionata, con una ben più solida credibilità europea.
Celtic, Southampton e Liverpool. Da San Siro al Regno Unito. Sempre un passo più in là. Più in là della Manica. Gli incontri tra l’Inter e Virgil Van Dijk si sono sempre giocati e colorati in una cornice dai tratti britannici. La prima volta coincide con la country Scotland. La città quella di Glasgow. Quale sponda? Quella cattolica. Il Celtic Park il luogo del primo incontro. L’anno il 2015. Sedicesimi di Europa League. Era l’Inter della seconda esperienza nerazzurra di Mancini. Una partita pazza e pirotecnica. Shaquiri, Palacio, Icardi il reparto offensivo interista. Van Dijk al centro della difesa scozzese. La partita finì 3-3, con la rete nel recupero di Guidetti. L’Inter passò poi il turno, vincendo 1-0. Successo arrivato grazie alla rete di Guarin e anche all’inferiorità numerica del Celtic. Espulso? Van Dijk.
Nel 2016 il secondo incontro. Intanto, il difensore ha cambiato maglia. Il Southampton la nuova squadra. L’Europa League sempre il palcoscenico. Questa volta ai gironi. A cambiare anche l’Inter. In panchina De Boer. All’andata. Vittoria 1-0 con gol di Candreva. Al ritorno ad avere la meglio sono gli inglesi. Era la prima di Stefano Vecchi. L’altro olandese, De Boer, era stato esonerato. A vincere il Southampton. Un 2-1 in rimonta. Apre le marcature Icardi. A pareggiare Van Dijk. La sconfitta arriverà poi con un autogol di Nagatomo. L’Inter uscirà ai gironi.
Si riconosceranno. Nonostante i cambiamenti. A tratti estremi. Da una parte l’Inter che dopo 10 anni torna a giocare un ottavo di Champions. Un traguardo che è simbolo di un percorso e di un progetto che ha portato solidità e credibilità. Prima il ritorno in Europa, quella che conta. Poi lo scudetto. Infine, gli ottavi. Contro troverà una delle squadre che della Champions è protagonista da anni. E con lei, il suo centrale Van Dijk. Direttore d’orchestra e leader totale. Da quel lontano 2016 si è affermato come uno dei difensori più forti al mondo. È stato il giocatore più pagato nel suo ruolo, 84 i milioni spesi dai Reds. Cifra poi superata dai trasferimenti di De Ligt e Maguire. Ha vinto la Premier e la Champions League. È divenuto il prototipo del centrale moderno. Nel 2012 rischiò di morire: “Ricordo che potevo vedere solamente i tubi collegati al mio corpo, non potevo fare niente. Decisi così di iniziare a scrivere il mio testamento: nel caso in cui fossi morto, avrei lasciato a mia madre una parte dei soldi da me guadagnati”. Da un letto in ospedale al tetto d’Europa. E proprio in Europa rincontrerà una vecchia conoscenza nerazzurra.
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