Sei anni in Italia non si dimenticano e Olivier Dacourt racconta sempre con grande piacere le sue avventure con la maglia della Roma prima e l’Inter poi. Vincente con i nerazzurri di Mancini e del primo Mourinho, molto meno con quella giallorossa. Il francese ha vissuto la fine del ciclo di Fabio Capello con la Roma, ma proprio l’allenatore fu il motivo per il quale venne in Italia.
Dacourt visse per tre anni l’epopea di una delle squadre più iconiche degli anni 2000. Il Leeds di Viduka-Kewell guidato da O’Leary in panchina, protagonista di diverse edizioni della Champions League – con ricordi vividi dei tifosi di Milan e Lazio. Ad inizio del 2003 la cometa dei Peacocks stava velocemente perdendo lucentezza. Nella confusa e affrettata dismissione del Leeds dei miracoli, rientrò anche Olivier Dacourt che a gennaio di quell’anno fu ceduto in prestito – poi diventato definitivo – alla Roma di Capello.
Guardiola in giallorosso non aveva convinto e in società si decise di svecchiare il reparto, facendo praticamente “un reso” con il Brescia per lo spagnolo e acquistando al suo posto il giovane francese del Leeds. Una scelta che però, come raccontato da lui stesso, fu fatta più da Dacourt che dalla Roma. I club interessati a lui erano tanti ma “volevo essere allenato dal migliore del mondo”.
“Capello rappresentava il meglio che si potesse avere. – ha raccontato ai microfoni di Sky Sport – Certo, non era un allenatore che ti parlava tanto, era molto duro con tutti. Ma è stato emozionante lavorare insieme, peccato che non sono riuscito a vincere un campionato con lui”. Un’accoppiata che durò solo 18 mesi, ma cavalcò insieme l’ultima grande rincorsa allo Scudetto della Roma capelliana, quella del 2004 vissuta contro il Milan e conclusa vittoriosamente dai rossoneri con tre gol di Shevchenko nei due scontri diretti.
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