“Roma è una delle città più belle del mondo”. Parola di Diego Dalot, terzino portoghese del Manchester United, che nella capitale potrebbe trasferirsi presto. È lui infatti il nome in cima alla lista di Tiago Pinto per il mercato di gennaio: Mourinho lo conosce e lo ha chiesto alla dirigenza. Fu lui in prima persona a portarlo al Manchester, pagando la clausola rescissoria di 20 milioni. Grande rispetto e stima reciproca, anche se Diogo in Inghilterra non si è mai integrato al meglio e gradirebbe la possibilità di tornare in Italia. Magari a Roma con il suo idolo come allenatore.
L’Italia gli è rimasta nel cuore, molto più simile al suo Portogallo come cibo e abitudini, così diversa dalla fredda Inghilterra dove non si è mai trovato bene. “Mi piace il modo in cui gli italiani vivono il calcio. Sento di essere migliorato molto tatticamente” disse in un’intervista. In rossonero si è rilanciato, dopo un anno complicato a Manchester sponda Red Devils. 33 partite, due gol e 3 assist con Pioli allenatore. Rigenerato. E a Mourinho un profilo del genere serve come il pane.
A Manchester era finito nell’occhio del ciclone per aver abbracciato i suoi connazionali del Manchester City prima dell’inizio del derby. I tifosi non gliela hanno perdonata: insulti, minacce e un invito ironico a mettersi la maglia blu dei rivali. Feeling mai scattato. Ora l’arrivo di Trippier allo United potrebbe sbloccare il suo arrivo in Italia. Voglia di cambiare aria e di farlo nella nostra Serie A.
Classe 1999, sguardo da bambino e testa da grande. Ha giocato tanto, nonostante la carta d’identità dica solo 22 anni. Cresciuto a Braga dove la sua famiglia, che aveva un circo e che girava l’Europa facendo spettacoli, si fermò all’inizio del novecento.
In Italia ritroverebbe Ibrahimovic, suo idolo da sempre. “Averci giocato insieme è un privilegio, ha delle qualità di leadership incredibili”. La sua crescita in rossonero è anche merito di Zlatan, che è stato un esempio per i più giovani.
Il rapporto tra Diogo e Roma, nasce in realtà tanti anni fa: “Quando ero piccolo ero a Roma in chiesa, tutta la mia famiglia è uscita e io sono rimasto dentro. Quando non li ho visti mi sono messo a correre. Il prete che ha fermato la messa e ha trovato i miei genitori”.
Ora potrebbe tornare di nuovo a Roma e continuare a correre, stavolta sulla fascia e non in chiesa come 18 anni fa.
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