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Sacrifici e obiettivi: il percorso di Denzel Dumfries

Il calcio, come la vita, è fatto di variabili che si intrecciano, scambiano, uniscono. È fatto di stravolgimenti istantanei e di cambiamenti graduali. Il calcio è capace in poco tempo di ergerti a idolo per poi farti sprofondare. Salite e discese. Cadute e riprese. E se vuoi viverci, nel calcio, devi saperti costruire il tuo percorso. Saper resistere. Nei giorni di sole e in quelli di tempesta. Denzel Dumfries lo sta imparando. Il ragazzo che giocava ai Caraibi. Protagonista agli Europei con l’Olanda. Il passaggio all’Inter con il compito di non far rimpiangere un altro numero 2, Hakimi. Non uno qualsiasi. Nuova cultura. Nuove richieste. Nuovo campionato. Critiche e riflessioni. Ma Denzel, con il supporto dei compagni e di Inzaghi, ha continuato a lavorare. Fino alla sera dell’Olimpico. Fino al gol contro la Roma. L’Inter, la scorsa stagione, sbancava la Capitale anche grazie alla sua nuova freccia: Denzel Dumfries. Che non si ferma più e continua a fare bene. Stasera il gol in Champions League contro il Viktoria Plzen.

 


Impegno e sacrifici per un solo obiettivo: fare il calciatore

Denzel sa cosa significhi fare sacrifici. Conosce il piacere della fatica e del lavoro. La sua storia costituisce un “esempio per chi ha sogni da raggiungere”, disse un suo ex compagno, Reinhard Breinburg. Perché i sogni, Dumfries, se li è costruiti. Nel 2014 giocava tra i dilettanti del BVV Barendrecht, nei dintorni di Rotterdam, città dove è nato. Poi la chiamata della nazionale. No, non quella olandese, ma quella di Aruba, luogo di origine del padre. Con l’Aruba ci gioca, ma solo amichevoli, perché il suo obiettivo era un altro. Il suo obiettivo aveva un colore ben preciso, l’orange dell’Olanda: “Quando chiesi di non essere più chiamato da Aruba perché il mio obiettivo era quello di giocare con l’Olanda tutti mi presero in giro. Vestivo la maglia di un club piccolo e non ero nessuno ma io da piccolo sapevo che sarei diventato un giocatore importante”. Poi lo Sparta Rotterdam, il premio di “Talento dell’anno” della Eerste Divisie, l’Heerenveen e l’approdo al PSV. Fino ad arrivare alla chiamata della nazionale. La sua nazionale. Quella che sognava da bambino. Ed è con questa maglia che questa estate si è messo in mostra, divenendo uno dei protagonisti dell’Europeo.

 


La vita di Dumfries è fatta di obiettivi. Obiettivi raggiunti e altri da raggiungere. Tutti inseriti in un percorso di crescita in cui Denzel corre veloce, consapevole che il tempo e i sacrifici siano i compagni di viaggio essenziali. Determinazione e caparbietà, con i sogni ben chiari nella sua testa. Seguendo le orme del suo idolo Dirk Kuyt, “uno che ha fatto tanti sacrifici per arrivare dove è arrivato e io ho dovuto fare lo stesso”.

 


Una questione di tempo

E poi l’estate 2021. L’Inter che lo pone come primo obiettivo per la fascia destra lasciata libera dalla cessione di Hakimi al Psg. L’acquisto per 12.5 milioni di euro più 2,5 di bonus. L’arrivo a Milano. Il presente nerazzurro. Un avvio non facile. Tante le novità, sia in campo che fuori. I dubbi che da fuori si alimentano. Le critiche che avanzano. Ma Denzel sa quali sono i suoi obiettivi. E sa come raggiungerli. Sacrifici e determinazione. Fino ad arrivare al 4 dicembre 2021. Al minuto 39 di Roma-Inter. La corsa verso i propri tifosi. Un urlo liberatorio. L’esultanza. L’abbraccio dei compagni. Dumfries si è preso l’Inter. Era una questione di tempo.

Con quella espressione sempre corrucciata, che maschera una profonda umanità. L’umanità di chi vive per queste emozioni e che per queste emozioni ci lavora da sempre. Da una vita. Da Aruba a Milano. Continua la corsa. La corsa di Denzel Dumfries.

Redazione

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