Ai Caraibi grazie a papà Boris. C’è stato un tempo in cui Denzel Dumfries giocava ad Aruba e segnava gol dal limite, botte all’incrocio alle porte dell’Atlantico. People from Oranjestad, capitale su un mare cristallino. Pare che il primo a calpestare le sue spiagge fu Amerigo Vespucci. Di sicuro, però, una delle sue stelline più importanti è stato proprio Denzel, esterno a tutta corsa chiamato così in onore dell’attore hollywoodiano.
A papà piaceva così tanto che usò il suo stesso nome, e nel 2014 mandò un sms decisivo per far giocare il figlio con la nazionale caraibica. Dumfries junior è nato in Olanda, ma Boris è cresciuto ad Aruba. Quindi sì può. “Era fissato con il calcio”, ha raccontato il padre. “Tutti giocavano a hockey o ai videogiochi, lui prendeva la palla e andava in cortile”.
Il primo a crederci fu Giovanni Franken, olandese di origini italiane, c.t. di Aruba per un paio d’anni, bravo a dare una chance a quel ragazzino che correva i cento metri in 11 secondi. “Boris Dumfries lavorava al comune con mia madre, gli diceva sempre che suo figlio era bravino, veloce, tecnico. Voleva avere una chance tra i grandi, così lo invitai per un provino ad Aruba”. Due partite, un gol contro Guam: destro all’incrocio dai 20 metri con esultanza rabbiosa, di foga, come a dire “sì, merito una chance tra i professionisti”.
Reinhard Breinburg, suo ex compagno, disse che la sua storia è un “esempio per chi ha sogni da raggiungere”. Dumfries aveva 18 anni, faceva panchina allo Sparta Rotterdam, si trasferì a cinquemila chilometri da casa per conquistare un posto nel mondo. Aruba fa parte del Regno dei Paesi Bassi, è una delle tre isolette caraibiche insieme a Curaçao e Sint Maarten. Suo padre ha vissuto lì per una vita. Il posto giusto per ripartire da zero.
A mister Franken bastano un paio di partite per capire che quell’esterno farà strada, così gli offre di giocare anche gare più importanti. No secco. “Voglio aspettare la nazionale olandese”. Arriverà nel 2018, prima di un grande Europeo da protagonista: due gol contro Ucraina e Austria, sempre titolare con De Boer, ora l’Inter di Inzaghi da stella dell’Eredivisie.
Il dopo Hakimi è un ragazzo che ha visto i Caraibi e si è preso pure qualche strigliata. Breinburg, una volta, lo pizzicò in un locale con un drink in mano. Gli disse di vivere da professionista, di lasciar perdere, e che se si fosse comportato in un certo modo avrebbe avuto una chance. “Hai qualcosa in più di tutti noi”. Perseveranza, basta quella.
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