La classica quiete dopo la tempesta, nuvoloni grigi che minacciano ancora pioggia, ma con quel raggio di sole in lontananza color rosso fuoco. Non sono le previsioni del meteo per la settimana, ma il termometro a Trigoria di un rapporto Dzeko-Fonseca che ha tenuto banco per tutta la parte finale del mercato di gennaio.
Un feeling tra i due che si è incrinato nella notte di Siviglia, dopo l’eliminazione in Europa League, e si è compromesso in un’altra serata di Coppa, quella più recente all’Olimpico, dove sono volate parole grosse condite da scambi verbali velenosi. Alla ripresa degli allenamenti, poi, la rottura è diventata traumatica, davanti a tutta la squadra: “Da oggi io non conto più su di te e non sarai più il nostro capitano!”. Boom.
Una presa di posizione forte, intransigente, con la squadra a fare (inutilmente) da scudo e da filtro, e la società chiamata e intervenuta per cercare di ricomporre, appoggiando comunque il proprio allenatore per dargli forza. Da quel momento, nasce il problema Dzeko. E si aprono le porte del calciomercato per cercare una via d’uscita.
La prima telefonata (non partita direttamente dalla Roma) è per Leonardo al Psg: “No, grazie. Non facciamo scambi con Icardi o con nessun altro”. Uno stop senza spiragli. Come quello di Ausilio che subito dopo respinge anche la sola ipotesi di barattare Dzeko con Eriksen. “Dovremmo poi prendere un centrocampista, non se ne parla”. E via così, tra uno squillo in Premier e uno in Liga. Niente da fare, fino a quell’impulso arrivato da FF. Chi? Fernando Felicevich, l’agente cileno di Alexis Sanchez, pronto a trovare una squadra dove il suo connazionale possa essere più protagonista.
I primi segnali sono positivi, la Roma non scarta affatto questa possibilità, ritiene Sanchez un buon puntello per il reparto offensivo, anche senza le caratteristiche di un vero nove. La risposta tecnica è che il tipo di gioco voluto da Fonseca può anche non prevedere il classico centravanti vecchio stampo. E poi c’è comunque il buon Mayoral.
Viene così coinvolto il nuovo agente di Dzeko, Alessandro Lucci, che all’Inter ha già portato Kolarov dalla Roma pochi mesi fa, e scende in campo subito per trovare una nuova casa anche a Dzeko, sedotto e poi un po’ abbandonato dall’Inter un anno e mezzo prima quando il budget fu speso quasi tutto per Lukaku. Così da non poter rilanciare nella trattativa con la Roma, cristallizzata al no di Petrachi a ben 18 milioni. Gli stessi soldi che invece a Trigoria accettarono 12 mesi dopo dalla Juve (16 più 2 di bonus), facendo però saltare poi tutto per i dubbi e le incertezze legate all’acquisto di Milik, erede di Dzeko solo fino alle famose visite in Svizzera volute dai Friedkin.
Ma torniamo ai giorni nostri, ai contatti, sì questa volta diretti, tra Inter e Roma, Ausilio e Tiago Pinto, alcuni messaggini per fissare un appuntamento al ME Milano e mettere sul tavolo condizioni e presupposti per fare l’operazione. Un incontro cordiale durato non tantissimo, c’è poco da dire. Entrambe non possono andare oltre e aggiungere un euro, ma la differenza sui salari al lordo è di circa 3,5 milioni. “Noi non possiamo fare nulla, se volete fare lo scambio l’unico modo è questo: noi continuiamo a pagare Sanchez e voi continuate a pagare Dzeko. Anche a maglie invertite”.
L’input di Ausilio, condiviso con Marotta è chiaro, Conte peraltro non pressa affatto e anzi vorrebbe mantenere gli equilibri alterati. Tiago Pinto, arrivato da poco più di 20 giorni, prende ovviamente tempo. Almeno una notte. Per parlare con il presidente e (di nuovo) con l’allenatore, analizzando pro e contro di un deal che intanto i tifosi (e molti opinionisti) hanno bocciato a voce altissima. La tensione è evidente, così come il rischio di fare un’operazione così particolare senza la copertura “assicurativa” della piazza. Chi si prenderebbe la responsabilità di fare questo scambio pieno di punti interrogativi dal punto di vista tecnico e per di più con uno svantaggio anche economico? Meglio forse provare a far ragionare i due litiganti, mettendoli uno di fronte all’altro, per il bene della Roma.
La testa così batte la pancia, da Roma dicono no e a Milano si dispiacciono fino a un certo punto, non avendo nemmeno da calmare bollenti spiriti dell’allenatore, invece sereno e deciso ad andare in fondo con tutto il gruppo a disposizione, Eriksen compreso. Un altro ex separato in casa, che adesso torna buono persino in un ruolo nuovo. Qui il sole già scalda di più, nella Capitale la temperatura salirà solo nei prossimi giorni, c’è adesso una fascia di capitano tra le nuvole.
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