Anima e corpo per la Roma, “poi si vedrà”: Dzeko il mercato può attendere

Le parole di Edin Dzeko al termine di Roma-Ajax hanno colpito molti. Il bosniaco non parlava pubblicamente da molti mesi, ancor prima di quel mese di gennaio burrascoso seguito da una primavera non certo scintillante, tra infortuni e prestazioni deludenti. Ma ieri dopo l’ennesimo gol europeo – siamo a 30 con la Roma, l’ottavo nelle partite da dentro o fuori – si è ripresentato davanti ai microfoni facendo capire ancora una volta, se ce ne fosse bisogno, la sua leadership, il carisma e l’esperienza che trasmette all’interno dello spogliatoio. Affrontando anche argomenti scomodi, come la fascia di capitano o il futuro con la maglia giallorossa.

Il contratto del bosniaco conta numeri importanti. Ingaggio da 7,5 milioni di euro più bonus fino al 2022. Ma cosa sarà di Edin Dzeko ad agosto, forse non lo sa nemmeno lui. Quel “è difficile pensarci adesso”, detto di getto, a domanda diretta spiega tanto della primavera della Roma e dello stesso numero 9. Davvero a Trigoria, così come a casa Dzeko e negli uffici del suo agente Alessandro Lucci è tutto congelato. “C’è una semifinale da giocare”, lo ha detto lui stesso. “Poi vediamo”. Poi, appunto perchè attorno a quei 180′ – e chissà anche gli ulteriori 90 di Danzica – gira tutto il futuro della Roma.
Che potrà ripartire dai gironi di Champions League 2021/2022 da testa di serie, così come da un settimo posto in Serie A con conseguente Conference League. Probabilmente con un altro allenatore. Tutti scenari futuri difficilmente pronosticabili oggi. Per questo sedersi e decidere qualsiasi cosa adesso non è possibile, per entrambe le parti. Si è deciso di congelare tutto, senza guardare indietro perchè “quel che è successo è successo”.

Che poi tra dimenticare, soprassedere e portare rancore la differenza è sostanziale e probabilmente sarà il contrappeso decisivo di ogni discussione futura. Ma non adesso. La fascia tolta, i rapporti interni e un ruolo da titolare mai messo così in discussione negli ultimi sei anni, portano naturalmente strascichi. Da entrambe le parti, Roma e Dzeko. “E’ stata dura – l’ammissione del bosniaco è onesta e limpida – Certe cose sono difficili da accettare, ma io sono sempre stato forte mentalmente e probabilmente non sarei qui se fossi labile di mente. Questo mi ha portato avanti, io non torno mai indietro. Ma la cosa importante è la Roma. Non la fascia, né Dzeko”. Il tempo dei bilanci chiama il mese di maggio. Che sia il 6 o il 26 però lo deciderà la Roma. In campo. Con Edin Dzeko.