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Eriksen e il sogno mondiale dopo lo spavento. Le altre storie di chi ce l’ha fatta

Il mio sogno è andare al mondiale e dimostrare che sono sempre lo stesso giocatore di prima”. Parola di Christian Eriksen. E parola mantenuta. La voglia di tornare era tanta, come quella di far vedere al mondo di essere quel giocatore che tutti conoscevano. Il centrocampista danese è solo l’ultimo di una serie di calciatori che dopo aver avuto un malore in campo ce l’hanno fatta. Da Blind a Casillas, Muamba e Manfredonia, è lunga la lista di chi è riuscito a sopravvivere. Gli ultimi due hanno poi smesso di giocare, ma sono vivi. E non c’è niente di più importante.   


 

Il caso di Fabrice Muamba

Era il 17 marzo 2012 e in casa del Tottenham arrivava il Bolton di Muamba. Alla fine del primo tempo successe l’impossibile: il centrocampista 23enne si accasciò al suolo privo di sensi. Dominava la paura, ancor prima del silenzio. Fu soccorso dagli staff medico di entrambe le squadre ma sarà decisivo l’intervento di un medico, tifoso del Tottenham che era presente allo stadio. Saranno 78 minuti di terrore, che il giocatore passò in uno stato di morte apparente. Poi le scariche di defibrillatore e il cuore che torna a battere. Venne portato in ospedale e dopo un mese dimesso. Rispondeva alle domande e aveva recuperato uno stato di buona salute, ma con il calcio disse basta. “Dovevo scegliere se continuare e quindi rischiare o godermi questa grande opportunità che mi stava dando la sorte. Ho scelto la seconda”. Prima la vita, poi lo sport. 

Lionello Manfredonia e la prontezza di Giorgio Rossi

Quella di Manfredonia è una storia simile. Si gioca Bologna – Roma, ultima partita del 1989. Dopo neanche 5 minuti l’attaccante si accascia e diventa necessario l’intervento dello staff medico. Il primo a soccorrerlo fu Bruno Giordano, tra l’altro suo ex compagno alla Lazio, ma sarà decisiva la prontezza di Giorgio Rossi. Il medico riuscì infatti ad aprirgli la bocca, evitando che la lingua potesse soffocarlo. Dopo 48 ore di coma Manfredonia si risvegliò, ma non avrà mai l’idoneità per poter scendere di nuovo in campo. Anni dopo ringrazierà Rossi, oltre ai dottori, autori di un salvataggio miracoloso. “Gli devo la vita”. 
E non esiste al mondo cosa più importante.   


 

 

Ginola, Casillas e le altre storie

Sono tante le storie di calciatori sopravvissuti a malori e terribili incidenti. L’importante in quei casi è la salute, il calcio assume un ruolo di secondo piano. Nel modo più assoluto. “Che fantastica storia che è la vita” direbbe Venditti e non c’è niente di più importante. Ma da Ginola a Casillas fino a tanti altri sono molti gli esempi di giocatori che ce l’hanno fatta. Il francese classe ‘67, ex centrocampista di Newcastle e Psg tra le tante, ebbe un arresto cardiaco nel maggio del 2016 durante una partita tra vecchie glorie. Il suo cuore si fermo per più di 8 minuti, poi ricominciò a battere grazie all’intervento di un amico medico. Chi invece è riuscito a continuare a giocare, nonostante tutto, è Daley Blind: l’ex difensore del Manchester United, ora all’Ajax, è infatti ancora in attività nonostante due arresti cardiaci e tanto spavento. Gioca con un defibrillatore cardioverter impiantabile (ICD), che sarà lo stesso con cui potrà continuare anche Eriksen. Per lui la preoccupazione fu enorme quando, nell’estate del 2019, nel corso di un’amichevole contro l’Herta Berlino il defibrillatore smise di funzionare, a causa di un malfunzionamento. Attimi di paura, poi tutto rientrato. Dopo l’arresto cardiaco che nel dicembre di un anno prima aveva spaventato il mondo intero. Si giocava Ajax- Valencia e il mondo si fermò.  


 

Blind è ritornato poi in campo, altri come Casillas hanno scelto di dire basta. Normale anche dopo così tanta paura. Il portiere spagnolo era anche tornato ad allenarsi con il Porto ma poi ha deciso di smettere. Questione di testa e in questo caso più che mai di cuore. Vita, miracoli e tanto spavento. Ora Eriksen ha raggiunto il suo obiettivo: Mondiale, campo e salute. Gli esempi insegnano. 

Lorenzo Cascini

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