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Dal calcio all’ingegneria clinica, la nuova vita di Fausto Pizzi: “I clienti ammirano il mio coraggio”

Calciatore, allenatore e dirigente. Fausto Pizzi ha fatto tutto nel calcio. O quasi: “Mi manca solo di fare il presidente” scherza l’ex centrocampista che oggi gravita ben lontano dal mondo sportivo. Ingegneria clinica, la nuova vita di Pizzi che da un anno lavora per una multinazionale del settore: “Curo i gruppi di lavoro che abbiamo all’interno degli ospedali dove facciamo assistenza e manutenzioni dei macchinari e mi occupo anche delle relazione con i clienti – spiega – C’è comunque qualche connessione sportiva, la mia esperienza mi sta aiutando“.

  


Un’esperienza fatta di 451 presenze tra i professionisti e due trofei vinti: una Coppa Uefa con l’Inter e una Coppa delle Coppe con il Parma. Due società che sono state lo snodo della carriera di Pizzi che in nerazzurro ha mosso i primi passi, debuttando poi in Serie A (“Un momento che non dimenticherò mai perché ho debuttato contro il Bologna, la squadra che tifava mio padre, morto quando avevo 17 anni. Sembrava un segno del destino“) mentre a Parma si è affermato da calciatore prima e da allenatore/dirigente del settore giovanile poi.

La chiamata del Torino e quella reazione di Sogliano…

In carriera Pizzi ha giocato per quindici società diverse: dall’Inter al Terme Monticelli (in Eccellenza), passando per Vicenza e Genoa. Una maglia che ha sfiorato, invece, è quella del Torino. Uno snodo della sua carriera arrivato nell’estate 1996, dopo un anno di prestito a Napoli all’interno dell’operazione che portò Cannavaro al Parma: “Finita quella stagione il Napoli decise di fare un grande investimento su Beto che era un mio pari ruolo. Compresi subito la situazione“. Pizzi torna in Emilia e su di lui si fionda il Toro, appena retrocesso in Serie B.

 


Riccardo Sogliano, direttore sportivo del Parma, mi chiama più volte dicendomi che il Torino avrebbero fatto ponti d’oro – spiega – La durata del contratto doveva essere di 3/4 anni, ma quando arrivo a Milano scopro che si trattava di un contratto biennale a cifre più basse di quelle che percepivo a Parma. Ho avuto un attimo di esitazione, ho riflettuto se accettare o meno. Intanto il Torino acquistò Scarchilli e Sogliano non la prese bene, dicendomi che mi avrebbe messo fuori rosa. Una situazione difficile, ma durata solo una settimana perché al primo giorno di ritiro mi abbracciò come se nulla fosse accaduto“.

Parma, dal campo al settore giovanile

Se con l’Inter ha debuttato in Serie A, a Parma Pizzi ha vissuto le tre “vite” da calciatore, allenatore e dirigente. Nel 2006, dopo il ritiro, ha iniziato la carriera di allenatore nel settore giovanile ducale grazie ad Oreste Cinquini. “Mi piacerebbe che qualche giocatore che ha fatto la storia del Parma alleni i nostri giovani” la frase pronunciata dall’allora ds degli emiliani a Pizzi. Cinquini, però, lascia il club a luglio per andare al Cagliari, ma l’impegno viene mantenuto da Zamagna, colui che prende il suo posto. Dieci anni sulla panchina delle giovanili, poi il fallimento del club e il nuovo ruolo grazie a Nevio Scala.

 

Un giorno mi trovavo in centro a Parma e vengo chiamato da un tavolino dove c’era Nevio Scala e altre due persone che non conoscevo – racconta Pizzi – Erano Luca Carra e Marco Ferrari. Stavano ponendo le basi per il nuovo Parma e Nevio mi chiese la disponibilità per fare il responsabile del settore giovanile visto che conoscevo il territorio“. Detto fatto.

La scoperta di Chaka Traorè

Tre anni sotto una nuova veste e la scoperta di un talento come Chaka Traorè, diventato il primo 2004 a giocare in Serie A: “È un predestinato – spiega – Ha una qualità e un talento elevato, è sempre avanti nelle letture e nelle giocate. Il primo a parlarmene è stato Andrea Monica, il capo scout del territorio di Parma. Mi disse che c’era un giocatore di talento nell’Audace, poi arrivarono più relazioni positive. Il campo dell’Audace era vicino casa mia, la sera mi divertivo ad andare a vedere Chaka. Già giocava con i ragazzi più grandi, quello che faceva era delizia pura con qualità tecniche fuori dal normale“.

 


L’esperienza in Cina con il Jiangsu

Ho scoperto una realtà bellissima“. Non solo Italia, perché nel 2018 Pizzi è volato in Cina nel ruolo di direttore tecnico del settore giovanile del Jiangsu Suning: “Per me è stata un’esperienza fantastica, sarò sempre grato all’Inter e a chi mi ha scelto per questa esperienza – racconta – I ragazzini cinesi hanno una mentalità sempre più aperta, proiettata verso l’occidente con lo studio dell’inglese e osservando il calcio dei Paesi europei. Uno sguardo fuori dalla Cina, anche se loro sono un popolo che ha tradizioni millenarie che vanno rispettate“.

 


“Tornare nel calcio? Dipende”

Oggi Pizzi ha iniziato una nuova vita e chi lo incontra lo ricorda per quanto fatto: “I clienti ammirano il mio coraggio per un cambiamento così forte – racconta – Ho a che fare con direttori di ospedali e ingegneri clinici, persone di un grado culturale elevato che rispettano la mia storia. Questo mi fa piacere e mi gratifica“. E chissà che un domani Pizzi non possa tornare nel calcio: “Dipende. Il calcio di oggi è in difficoltà e, solitamente, i primi soldi che cerchi di risparmiare sono nei settori giovanili. Chissà, tutto può accedere. Intanto sono contento di quello che faccio“.

Giovanni Mazzola

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