Un cognome come il suo non può passare inosservato. Lo leggi e ti richiama subito l’attenzione. Perché suo zio, John Arne, è uno che qualcosina in carriera l’ha fatta. Ha alzato Champions League, Supercoppe europee, campionati. Trofei su trofei. Ecco, la strada sembra simile per suo nipote, Fillip Riise. Segnatevi il suo nome. Il cognome, invece, non potrete di certo dimenticarlo…
Chi conosce Fillip lo descrive usando solo aggettivi positivi. Terzino che può giocare su entrambe le fasce, piede destro e 16 anni ancora da compiere. Un classe 2007 con già due presenze tra i professionisti. Perché per crescere c’è bisogno prima di tutto di una squadra che creda in te. Lo Stabæk, in questo, non sbaglia mai.
Un club appena tornato in Eliteserien (prima divisione norvegese) con un progetto basato sulla crescita dei talenti e sulla valorizzazione dei giovanissimi. Per loro, far debuttare in classe 2007, è qualcosa di usuale. Tanti ragazzi lanciati in questi anni: da Gift Orban a Nusa, passando per i “nostri” Botheim e Bohinen.
In queste due presenze in coppa di Norvegia, Fillip è stato perfetto. Preciso nei suoi compiti, glaciale quando si è presentato dal dischetto contro il Molde nella partita vinta ai rigori. Portiere spiazzato e gol.
Tra i tanti diamanti che girano da quelle parti, Riise è quello più prezioso. Lo Stabæk se lo coccola, sanno di avere tra le mani uno dei più grandi talenti della nuova generazione del calcio norvegese. Buon sangue non mente.
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