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C’era una volta Modesto, ex principe di Cagliari “rinchiuso in un hotel a Montecarlo” ora a Monza

Una vita fatta di chiamate e trattative, alcune riuscite, altre clamorosamente saltate, anche dopo più di una settimana fermo in albergo. Già da calciatore, François Modesto aveva il calciomercato nel destino. E oggi lo dirige: dopo l’Olympiacos e il Nottingham Forest ora è stato scelto da Berlusconi e Galliani per la Serie A.

 


 

Modesto: “Cellino mi ha cambiato la vita”

Qualche passo indietro, al 1999. Modesto era un giovane difensore del Bastia, con tanta fame di crescere. La sua occasione per mettersi in mostra è arrivata presto: “In inverno abbiamo giocato un’amichevole contro il Cagliari, racconta a GrandHotelCalciomercato.com in un italiano ancora impeccabile. “In tribuna c’erano i vertici rossoblù, a caccia di nuovi talenti. Mi hanno scoperto così. In estate avevano bisogno di un difensore e il presidente Cellino scelse me”.

Nel portarlo in Sardegna, niente trucchi o scaramanzie, ma solo una grande fiducia: “Di lui posso dire solo un gran bene, il nostro rapporto è decollato subito, e lo sento ancora adesso. Mi ha cambiato la vita e trattato come un figlio: se ho fatto carriera lo devo al suo Cagliari”.

 


 

“Che emozione l’esordio… all’Olimpico”

Sulla panchina di quella squadra sedeva un maestro di calcio, Oscar Tabarez: “Mi ha dato fiducia da subito. Nei mesi che ho passato con lui sono cresciuto molto, come poi con gli altri allenatori che ho avuto”. Parla uno che è stato allenato anche da Deschamps e Valverde, due nomi a caso.

 


 

“Tabarez mi ha buttato nella mischia contro la Lazio, che quell’anno vinse lo Scudetto. L’Olimpico era gremito, carico come non mai. Quel giorno è stato il coronamento di un sogno: da piccolo sognavo la Serie A, era il miglior campionato al mondo. Lì giocavano i miei modelli: mi trovai subito di fronte a Nesta, ma il mio idolo era Paolo Maldini, il miglior difensore di sempre”.

“Tornare in A una liberazione”

La squadra era forte. Da Conti a Oliveira, passando per Suazo e Corradi. Ma a fine anno è arrivata la retrocessione: “L’abbiamo vissuta male. Fu un grande dispiacere, un peccato. Anche e soprattutto per l’isola e per i nostri tifosi”. Sensazioni opposte, invece, quattro anni dopo, con il ritorno in Serie A: “E’ stata una liberazione, avevamo bisogno di tornare in Serie A. Spiccare in una B così forte, poi, fu un doppio successo”.

“Dieci giorni chiuso in albergo a Montecarlo”

Modesto racconta felice la vittoria della Serie B 2003-2004. Orgoglioso di essere stato tra i protagonisti di quell’annata. Anche se… non ci sarebbe dovuto essere: “Nell’estate del 2003 stavo per firmare con il Monaco. Ero già a Montecarlo, aspettavo solo il momento della firma: dieci, lunghi giorni in albergo. Ma il richiamo di Cagliari era troppo forte. E quella firma non è arrivata”.

 


 

Almeno per il momento, perché un anno dopo, a promozione compiuta, è avvenuto l’atteso passaggio nel Principato: “Il secondo assalto di Deschamps è stato decisivo”. Dalla Serie B alla Champions League, senza passare dal via. E con Cagliari sempre nel cuore: “All’addio dalla Sardegna piangevo, lo ammetto”. Lacrime pesanti, che si sono presto trasformate in gioia: con il Monaco 198 presenze e la consacrazione nel calcio che conta.

“Avevo già i biglietti per Modena”

Poi, la chiamata dell’Olympiacos. Tre anni in Grecia in cui decolla un bellissimo rapporto con il presidente Marinakis, di cui oggi Modesto è uno dei più fidati collaboratori. Per concludere la carriera, infine, il Bastia. Dove tutto è iniziato. La chiusura di un ciclo, fatto di 582 gare ufficiali e quattro squadre. Che sarebbero potute essere… cinque: sì, perché proprio alla fine della nostra chiacchierata, il classe ’78 rivela il retroscena: “Quando ero a Cagliari mi voleva il Modena di Malesani, che ai tempi era in Serie A. La proposta mi aveva convinto: avevo già i biglietti per l’Emilia in mano. Ero pronto. Ma anche in quel caso il fascino dell’isola mi convinse a restare”. Quell’Isola rimasta ancora e sempre nel suo cuore

A cura di Luca Bendoni e Martina Quaranta

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