A sorpresa, con un comunicato ufficiale in piena serata, il Genoa ha annunciato l’arrivo del nuovo allenatore, a seguito dell’esonero di Shevchenko. Si tratta di Alexander Blessin, nome portato avanti sotto traccia dal direttore sportivo Johannes Spors. I due si conoscono molto bene dai tempi del Lipsia, dove Spors era responsabile dell’area scouting, mentre Blessin ha allenato prima l’Under 17, poi l’Under 19.
Il primo nome fatto per la panchina del Genoa è stato quello di Bruno Labbadia. Tedesco con origini italiane, specialista delle salvezze miracolose. Era il preferito della proprietà: tutto era pronto per il suo arrivo in Italia (il club era già al lavoro per farlo arrivare in gran segreto). Ma dopo la sconfitta dei rossoblù per 6-0 contro la Fiorentina (con Konko in panchina), Labbadia ha cambiato le carte in tavola e ci ha ripensato: niente Genoa.
La soluzione allora pareva semplice: un allenatore italiano, capace di traghettare la squadra alla salvezza. Perché non Rolando Maran, già sotto contratto? Era il candidato numero uno, con come alternativa Davide Nicola, altro conoscitore della piazza. E invece il Genoa ha sorpreso tutti, chiudendo Blessin attraverso il pagamento della clausola rescissoria e annunciandolo tempestivamente.
In arrivo dall’Oostende, Alexander Blessin è un allenatore che fa del 3-5-2 il suo modulo chiave. Importante, quindi, per dare continuità al progetto tecnico già iniziato e approntato prima da Ballardini, poi (in parte) da Sheva. 48 anni, nativo di Stoccarda, ha alle spalle una discreta carriera da giocatore. Nel suo percorso in campo, è stato allenato da grandi maestri come Flick e Rangnick, che lo hanno forgiato. Con quest’ultimo ha mantenuto un rapporto bellissimo. Un’istantanea in particolare: quando Blessin aveva deciso di smettere con il calcio e iniziare a lavorare come assicuratore, Ralf lo ha convinto a tornare nel mondo del pallone. Così, è iniziata la sua carriera da allenatore, dai ragazzi Lipsia.
Dopo la già menzionata trafila nelle giovanili del Lipsia, Blessin ha preso in mano per la prima volta lo scorso anno una prima squadra: l‘Oostende, in Belgio. E ha portato in alta classifica (chiudendo quinti su 18) un club che – sulla carta – avrebbe dovuto lottare per la salvezza. Eletto miglior allenatore della Pro League 2020-21, è stato elogiato anche da Vincent Kompany. Questa stagione, invece, non era affatto cominciata al meglio per Blessin e i suoi: quindicesimo posto fin qui, con otto sconfitte nelle ultime undici partite. Ora l’obiettivo, per lui come per il Genoa, è mettere un punto al passato e ripartire. Insieme, con unità d’intenti.
Il primo punto del progetto tecnico sarà la “linea verde“: come ogni allenatore nato nella accademia Red Bull, anche il classe 1973 predilige la crescita dei giovani. La sua impronta tattica prevede un 3-5-2 con gli esterni che adattano la loro posizione in base alla fase di gioco, formando, in fase difensiva, una linea difensiva a 5. Durante il non possesso, le squadre di Blessin pressano alto: il suo Oostende, la scorsa stagione, è stata la seconda squadra a concedere meno passaggi agli avversari.
Insomma, un allenatore moderno, che già aveva attirato le attenzioni dei maggiori campionati europei: su di lui ci sono stati in passato gli occhi dello Sheffield United, ad esempio. Ma a spuntarla è stato l’amico Spors, che di talenti ne ha sempre scovati tanti. E si augura di aver fatto un grande colpo anche in panchina – il contratto fino al 2024 testimonia questa fiducia.
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