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Dalla Samp al Genoa: quando un “lancio del borsone” segna una trattativa

Avete presente quelle trattative destinate a entrare nella storia? Non è soltanto per il valore dei giocatori, o per quello che faranno. A volte si tratta anche di ciò che le trattative stesse rappresentano. Ecco, l’ipotesi di Colley dalla Sampdoria al Genoa ha già aperto a uno scenario più unico che raro. Anzi, rarissimo. “Ma da quanto non succedeva un passaggio diretto da una ligure all’altra?”. “Solo” da 35 anni è la risposta: Alessandro Scanziani, centrocampista, che nell’estate dell’86 cambiò dal blucerchiato al rossoblù.

 


 

Ma nemmeno quella volta il passaggio fu davvero diretto: il giocatore era in realtà promesso alla Fiorentina, che a causa di un problema fisico fece saltare tutto. Scanziani era già libero, si fece avanti il Genoa ma lui, per accettare decise di chiedere lo stesso il permesso a Mantovani. Rivalità mica da ridere. Qualche anno dopo ci fu Montella. L’aeroplanino nell’estate del 1996 dal Genoa andò alla Samp, ma di nuovo non ci fu trattativa tra i club: fu Corsi, presidente dell’Empoli, a veicolare il tutto, una volta riscattato il cartellino dai genoani.

 


Intrigo Garbarini

Ma qualcuno ci sarà pur stato? Da quando nel 1946 nacque la Sampdoria, un’operazione si può ricordare: quella di Giuseppe Baldini, storico attaccante che nel 1950 passò dai blucerchiati ai rossoblù. Poco dopo, un passaggio che anticipa gli intrighi del calciomercato che mastichiamo settimana dopo settimana. Il protagonista è Giorgio Garbarini, difensore di quelli che “attaccante stammi lontano o non ti lascio respirare”. Dal ’65 al ’71 ha vestito i colori della Samp prima di passare al Genoa; lui che, peraltro, è genoano doc. “Non lo sapeva nessuno”. Fu una cosa davvero particolare.

 

Un po’ la Samp l’ho fregata”, ci racconta, “perché non ero stato trattato affatto bene. Avevo 26 anni, ero un libero, titolare quasi inamovibile. Bernardini, allora allenatore, per un anno preferì mettermi come stopper, lasciando al mio posto un certo Marcello Lippi. I piani erano di far crescere lui, io pensavo di rimanere ma niente: i dirigenti spingevano per la cessione. Ci fu il Bologna ma dissi no. Anzi, quasi pensavo di uscire dal calcio”.

 


 

Ma poi venni a sapere che mi voleva il Genoa. Per me, un sogno. Sapevo però che non sarebbe stato possibile: loro non avevano i soldi per acquistarmi, perché in B; la Samp di sicuro non mi avrebbe venduto a loro. Allora finsi. Dissi che avevo trovato un posto come impiegato al Banco di Roma, che all’epoca assumeva persone in grado di giocare nella loro squadra in una sorta di campionato di Serie D. Era una prospettiva a cui avevo davvero pensato” continua Garbarini, che dopo il calcio ha portato avanti una brillante carriera di assicuratore. 

 


I tempi per quella non erano maturi. E il Genoa era il Genoa. “Dissi alla Sampdoria di liberarmi per quel lavoro, chiedendo di dare a me il cartellino visto che temevo lungaggini burocratiche con il rischio di veder saltare tutto. Loro acconsentirono, ma in realtà mi ero accordato col Genoa per un anno di contratto a stipendio minimo più premi partita. Se avessi fatto una bella stagione, poi, ne avremmo riparlato”.

Il lancio del borsone

La Samp, ignara di tutto, lo libera. Il Genoa lo prende. Entrambe le squadre si allenavano a Marassi: gli spogliatoi erano in due corridoi diversi. Il giorno dell’ultimo allenamento in blucerchiato, Garbarini liberò lo spogliatoio e salutò tutti. “Vado, mi devo trasferire”, disse. “E dove vai alla fine?”, la domanda dei magazzinieri. Prese il borsone, lo lanciò dall’altra parte del corridoio. “Ecco, sono arrivato”. Bocche aperte, appunto. Le stagioni successive furono buone, Garbarini restò nel Genoa per altri due anni, fino al ’74. Quella trattativa e quel passaggio furono storici. Clamorosi. 

Valentino Della Casa

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