Francia-Portogallo, 23 giugno, 2-2. Benzema e Ronaldo si sfidano a colpi di doppiette per chiudere al meglio la fase a gironi del loro Europeo.
Nel “gruppo della morte” oltre a loro c’è anche la Germania, che proprio quella sera fatica contro l’Ungheria a strappare un pareggio. Benzema segna e incanta, felice del suo ritorno in Nazionale, un po’ meno Olivier Giroud, relegato al ruolo di “dodicesimo” uomo da Deschamps.
Nei Bleus infatti, la punta titolare non è più lui come negli Europei precedenti giocati in casa e nei mondiali poi vinti in Russia nel 2018. L’attaccante titolare del Real Madrid ha convinto l’allenatore e ha ripreso il centro dell’attacco. Nella testa dell’attaccante di Chambéry però non cambia nulla. Quella maglia va onorata allo stesso modo, come fatto durante tutta la carriera. Non a caso, Giroud ha segnato 46 reti con la nazionale, solo Henry fermo a 51 ha fatto meglio di lui nella storia, scusate se è poco.
Proprio in quei giorni l’attaccante è in contatto con il Milan, che lo vuole portare a San Siro con fermezza. Anche il giocatore è convinto della sua nuova destinazione, ma prima c’è un Europeo da terminare. L’offerta recapitata in quei giorni, che poi sarà quella accettata dal francese di un biennale da 3.5 milioni di euro a stagione, viene messa in stand-by. Nonostante la mancata titolarità che potrebbe distrarlo, il giocatore non ne vuole sapere di parlare del suo futuro in quel momento.
Lo aveva detto in conferenza, “il Milan è una grande squadra, ma ora penso solo all’Europeo”. Una frase banale per tanti forse, che probabilmente dalla panchina non avrebbero avuto la sua professionalità, ma non per lui. Giroud ha davvero aspettato la fine della competizione, arrivata dopo gli ottavi contro la Svizzera per chiudere un capitolo e aprirne un altro. Con destinazione Milano, rossonera.
Senza paura, con la personalità che lo contraddistingue, il 34enne ha subito chiesto e ottenuto la maglia numero 9, che ultimamente non ha portato bene per usare un eufemismo. Nessun problema, sarà la sua missione ribaltare la “maledizione” degli ultimi anni, con quel Milan sognato e desiderato, che ora è realtà.
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