Ci sono quei consigli che non ti aspetti ma che possono fare la differenza. È chiaro, ogni dirigente conosce sempre il giocatore da prendere: la segnalazione può arrivare in ogni momento, così come l’occasione. E quella di Gojak al Torino è stata proprio una cosa da pronti, via, affare fatto. O quasi saltato. Chi era allo Sheraton di Milano, se lo ricorda bene: “Ma dov’è finito Vagnati?”. Era in una stanza ai piani alti dell’albergo, lontano da tutti, ad aspettare un transfer dalla Dinamo Zagabria che non arrivava fino alle 19.53, 7 minuti prima del gong.
Da una parte, Giampaolo che voleva un centrocampista per completare il reparto; dall’altra gli agenti, che si affrettavano a fargli eseguire le visite mediche in Croazia, perché a Torino non avrebbe fatto in tempo ad arrivare. Nel mezzo, Amer, che intanto faceva una chiamata a due compagni della Nazionale per chiedere consiglio. “Edin? Ciao. Ma se andassi a Torino?”. Edin è Dzeko, che gli disse di non tardare un secondo di più ad accettare. Ma è la telefonata dopo a rendere tutto più interessante: “Pronto, Miralem? Potrei venire a Torino. Com’è la città?”. Pjanic si era appena trasferito a Barcellona, ma in Italia, si sa, ha lasciato il cuore.
La risposta? Ancora più sorprendente: “Sapevo già tutto, Amer. Ho parlato anche con lo staff di Vagnati”. Come? Proprio lui, il direttore sportivo del Torino. La chiamata è di una decina di giorni prima, quando il nome, sottotraccia, iniziava a diventare sempre più concreto. Al dirigente serviva un parere da chi la Serie A l’ha masticata per bene. Aggiungi pure una vicinanza nel ruolo e l’incastro viene al bacio. Vagnati, già convinto, si convince ancora di più. Lo prende. Gojak arriva e ha bisogno di tempo per inserirsi. Quando inizia a giocare un po’ di più, arriva anche per lui la falce del covid, che ferma tutto.
Non si arrende, però, e il 3 gennaio 2021 arriva la sua prima gioia: una rete che è tutta nelle sue corde. Inserimento, testa alta, e tiro di destro a infilare il pallone all’incrocio dei pali. È il 3-0 che mette in sicurezza il Torino dal Parma e Giampaolo sulla sua panchina. Amer quasi non ci può credere. Una promessa? Provare a usare un po’ di più il sinistro, come gli chiedevano già alla Dinamo Zagabria. Una speranza? Provare a diventare più spesso titolare. E poi magari invitare Pjanic a cena, in quelle Langhe che Miralem adora e che, nel Torino, sono uno dei posti preferiti di Lukic, suo grande amico. Gojak deve ancora conoscerle bene. Avrà tempo.
di Valentino Della Casa
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