Come una partita a poker, il calciomercato a volte è fatto di bluff. Serve pazienza e tempo, quello che stava per mancare nel 2009 quando la Juventus acquistò Fabio Grosso. Una trattativa dai contorni quasi di una spy-story per riuscire a convincere il protagonista principale. No, non è il giocatore, bensì Jean-Michel Aulas, presidente del Lione.
Il club francese, dove Grosso era approdato dall’Inter nel 2007 per 7,5 milioni di euro, non voleva privarsi del campione del mondo. E anche il giocatore era indeciso, nonostante l’accordo con la Juventus fosse già in cassaforte. Per trovare la quadra, Beppe Bozzo, agente di Grosso, in tre giorni fa il giro d’Europa: da Roma a Torino, poi Lione, Montecarlo e Milano, infine di nuovo a Torino e l’arrivo a Milano.
È l’ultimo giorno di mercato, infatti, è bisogna essere presenti al Quark Hotel di via Lampedusa, sede del calciomercato. Grosso era ancora a Lione, pronto a imbarcarsi per rispondere alla convocazione in Nazionale. Qui, però, nasce il bluff decisivo. Bozzo suggerisce al giocatore di andare nella sede del Lione e di voler andare via.
Da Lione verso Milano c’è un solo volo, alle ore 17.00. Senza quello, Grosso non può arrivare a Coverciano. Passa quell’orario e il giocatore è sempre lì, in attesa che Aulas dia il via libera. Solo in quel momento il bluff va in porto, perché Bozzo aveva organizzato un volo privato da Lione verso Pisa.
Tutto fatto? Sì, ma solo all’ultimo secondo. Perché il fax decisivo non arrivava nel box della Lega Calcio. Non c’erano ancora le mail e la carta del fax…era finita. Di corsa, quindi, a cercare quei fogli necessari affinché il calciatore possa firmare con la Juventus. Il fatidico fax arriva e Grosso può dare così il via alla sua ultima avventura da giocatore. La fine e l’inizio in bianconero, da calciatore ad allenatore. Tutto con il fiato in gola.
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