Una squadra, due colori, una missione. Samir Handanovic incarna tante sfumature dell’essere capitano. Dell’Inter ne ha vissuto la storia. Gli anni più difficili, cambi di società, delusioni ripetute. Fino allo scudetto, vinto da condottiero con la fascia al braccio. Per poi lasciare spazio a Onana ma essere comunque pilastro della squadra che è arrivata in finale di Champions League.
Leader silenzioso capace di farsi guida. Figlio di un percorso, segnato dall’umiltà e dal lavoro. Sguardo sicuro e freddo. L’Inter, di cui è divenuto simbolo, in mezzo alle difficoltà che si sono presentate negli anni da giocatore e ancora l’Inter per la prima esperienza fuori dal campo, quella dirigenziale.
L’eredità di Julio Cesar e lo scudetto
È l’Inter post Triplete. Alcuni di quegli eroi se ne sono andati, altri sono pronti per farlo. Tra questi Julio Cesar. Spirito brasiliano che si è fatto portiere. Qualità e cuore sudamericani. Eredità pesante, la sua. E l’Inter sceglie Handanovic. È l’estate del 2012, è lo sloveno l’uomo scelto per sostituire Julio Cesar. E all’Inter ci rimarrà per molti anni, scrivendo pagine di storia nerazzurra. L’Inter trova l’accordo con l’Udinese per 11 milioni più la metà di Faraoni. La maglia da titolare, le prime notti di Champions, fino alla promozione a capitano. Febbraio 2019, in casa Inter si apre il caso Icardi. Spalletti e la società scelgono di affidare la fascia allo sloveno. In nerazzurro diventa anche il portiere con più rigori neutralizzati (32) nella storia della Serie A. Nella stagione 2020/2021 arriva lo scudetto con in panchina Antonio Conte. Il primo trofeo nerazzurro. L’Inter è campione d’Italia. Un leader silenzioso, capace di essere guida sicura nello spogliatoio. Anni difficoltà in cui si sono costruite le fondamenta per arrivare in cima.
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