“Oh, ma qui è tutto stranissimo!“. Una sensazione inedita, quella provata da Inacio Pia quando nel 2017 è diventato procuratore e ha vissuto il suo primo calciomercato, con gli ultimi frenetici giorni all’hotel Melia. Da quel giorno sono passati quattro anni e di soddisfazioni per l’ex attaccante brasiliano ne sono arrivate: “Non ci sono trattative più belle, ma sommate danno soddisfazione – ci racconta – Ci sono tante piccole gioie con ragazzi giovani che siamo riusciti a trovare nei campetti e abbiamo portato nelle società professionistiche“.
Pia parla sempre al plurale della sua attività, lui che fa parte della Fedele Management & Partner. Procuratore sì, ma anche intermediario per la CBF, la Confederação Brasileira de Futebol: “Obiettivi? Scovare dei talenti in Brasile per dare loro la possibilità di venire in Italia. Quella stessa possibilità che ho avuto io, realizzando un sogno“.
Un sogno che parte da Bergamo nel 1998. Dal Santos all’Atalanta con un impatto tutt’altro che semplice: “Il primo anno in Italia è stato difficile – spiega – A 14 anni avevo lasciato famiglia, amici e abitudini. A livello climatico è diversa dal Brasile, anche se sono stato accolto benissimo dalla società. Adesso Bergamo è diventata la mia prima casa, vivo più qua che in Brasile“. Una lunga carriera ricca di soddisfazioni, soprattutto con il Napoli dove ha giocato – e segnato – dalla Serie C1 fino alla Coppa Uefa.
“Non c’è una piazza in Europa che ti faccia sentire così importante – ammette Pia – Napoli veniva da un fallimento, ma pur giocando in Serie C c’era spesso il tutto esaurito. Lasciare la Serie A per la Serie C non era facile, poi i fatti mi hanno dato ragione. C’era il fascino del progetto, di una città che vive di passione e della squadra dove aveva giocato Maradona“.
Un calcio ben diverso da quello di oggi che Pia sta vivendo sotto un’altra veste: “L‘anno che abbiamo vinto il campionato in Serie B era una Serie A: c’eravamo noi, il Genoa, la Juventus. Anche nelle categorie inferiori il tasso tecnico era altissimo. È cambiato tutto. Una volta c’era più competizione, più giocatori forti. Adesso il tasso di qualità si è abbassato“.
Sulle orme si Inacio c’è già un altro Pia che sta percorrendo una strada simile: è il figlio Samuele, classe 2008, che gioca per l’Atalanta. Qualità importanti, tanto che Pia jr. è aggregato da sotto età con i 2007 della Dea e il suo talento non è passato inosservato, tanto da attirare l’attenzione anche dell’Atletico Madrid. “Ha sempre 13 anni, deve vivere le fasi con i tempi giusti – spiega papà Inacio – Adesso è il momento del divertimento, in futuro gli auguro possa diventare un lavoro. So che è difficile arrivare, ma lui ha le carte in regola“.
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