Chi di questi tempi si occupa di smartworking, ha di certo sentito almeno una volta l'espressione To do List: la lista delle cose da fare. In italiano, Arnautovic non sa dirlo, in inglese sì: ma il concetto è chiaro. “In Serie A abbiamo ancora un conto in sospeso”.
Parla Daniel, fratello di Marko, l'attaccante che non ha ancora del tutto digerito quell’esperienza sfortunata nell’Inter. Solo tre presenze nella stagione 2009/2010: davvero troppo poco per uno che qualche anno dopo sarebbe diventato tra i giocatori più importanti della Premier League.
“Ogni trattativa che abbiamo fatto” ci racconta il fratello-agente dell’attaccante ora a Shanghai, “è sempre stata difficilissima. Quando andò al Werder Brema, i discorsi sono stati lunghi. Penso però che la Bundes non sia mai stata un campionato adatto a lui”. In Inghilterra, invece, è andato tutto in maniera diversa: “Allo Stoke è diventato una star, e infatti non è stato facile portarlo al West Ham. C’erano stati dei discorsi con l’Everton prima, ma Marko allora non si era sentito di trasferirsi. Nel 2017 però i tempi erano quelli giusti”.
Anche se in molti, subito, non avevano capito la scelta. “Ci chiedevano perché volessimo andare lì e non in squadre più titolate. La risposta era semplice: il West Ham è un club storico, che gioca in uno stadio meraviglioso come l’Olympia, con 50-60mila tifosi a ogni partita. Era una sfida, volevamo coglierla”. All’inizio ha faticato, “ma con Moyes è cambiato tutto”, e nel giro di una stagione è diventato il miglior realizzatore della squadra.
L’anno dopo si conferma, stringe un rapporto bellissimo con tutto l’ambiente. Ma chi arriva? I club cinesi. Nell’inverno 2018 si presentano con un’offerta da 15 milioni: il West Ham ne chiede 20. Nell’estate successiva, lo Shanghai se lo aggiudica per 25. “E qui sta benissimo, ha tre anni di contratto ma quel tarlo dell’Italia proprio non vuole andarsene…”
Italia mia...
In Cina, Arnautovic è capitano di uno dei club più importanti: ha segnato 7 gol in 13 gare (la stagione era già cominciata: finisce in inverno), è diventato un protagonista. “Chi pensa che sia un campionato facile, sbaglia di grosso. Forse il valore tecnico non è al top, ma se atleticamente non sei preparato, fai davvero brutte figure”. Questo inverno, la possibilità di tornare in Europa si è già presentata, ma lo Shanghai non voleva lasciarlo partire in prestito.
“In estate? Se c’è un buon progetto, perché no? In Cina si trova molto bene anche se la sua famiglia ancora non lo ha raggiunto e con questa situazione è davvero tutto più difficile. Persino tornare per giocare in Nazionale è un problema: ci vogliono almeno due settimane di quarantena. La sua carriera non è ancora finita e in Serie A deve ancora chiudere il suo percorso”.
Mettersi alla prova, insomma. Salutare da bambino a 20 anni e tornare da adulto a 32: sta tutto qui. Prepariamoci a un’estate piuttosto calda: la voce “Italia”, nella Todo list di Arnautovic, può presto essere spuntata.