Se Mendoza è conosciuta dagli argentini come la capitale internazionale del vino, lo si deve all’italiano Antonio Tomba. Un veneto emigrato in cerca di fortuna nella seconda metà dell’800, che è riuscito ad affermarsi grazie alla qualità della sua cantina. Una figura importante, tanto da essere rimasta nel nome della principale squadra della città: il Godoy Cruz Antonio Tomba. Un club arrivato per la prima volta in Primera Division solo nel 2006 e che nel 2011 ha esordito in Copa Libertadores.
Il rapporto con l’Italia è rimasto forte e tra i talenti presenti in rosa, ce n’è uno del quale si è parlato anche nelle ultime settimane, soprattutto in Argentina, in ottica di una chiamata dalla nazionale U21 azzurra: Tomas Badaloni. “Ho letto la notizia, però non mi ha chiamato nessuno. Mi aveva convocato l’Argentina Sub23 per le ultime amichevoli, ma non ho potuto rispondere alla convocazione” ci racconta Badaloni ai nostri microfoni, tra i centravanti più giovani e interessanti della Copa de la Liga Profesional.
Classe 2000, attaccante fisico e forte soprattutto di testa, ma dotato anche di un sinistro educato come dimostrato col gol segnato al Cilindro di Avellaneda contro il Racing: “Ma devo migliorare molto col piede destro”. Nove reti in 41 presenze dal 2019 ad oggi, Badaloni ha segnato a tutte le big eccetto l’Independiente. “La più importante è stata quella all’esordio contro il San Lorenzo - racconta - peccato per la sconfitta per 3-2”.
DAL BARRIO ECUADOR AL RITORNO AL GAMBARTE
Badaloni è un prodotto del settore giovanile del Godoy Cruz, dove è entrato all’età di 15 anni: “A 12 anni ho iniziato a giocare nel Club Leonardo Murialdo - spiega - al campo ci andavo a piedi ed è la squadra dove giocava anche mio padre. Ho iniziato tardi perché preferivo giocare con gli amici nel campetto di terra del barrio Ecuador. Poi un giorno mio padre mi chiese se volessi provare e mi è piaciuto sin dal primo allenamento”.
Dalle Inferiores all’esordio in Primera División, un percorso comune ad altri suoi coetanei presenti tuttora nella squadra, come Bullaude, Abrégo e Burgoa. Anche loro profili interessanti: “È bello condividere questi momenti con gli amici - aggiunge Badaloni - Mi ricordo che nelle giovanili lottavamo per le prime posizioni e ce la giocavamo con le grandi. Tra le partite più belle ricordo una vittoria in rimonta contro il Lanús: perdevamo 1-0, poi il pari di Bullaude e il mio gol a 5 minuti dalla fine. Di questo ho anche il video e ogni tanto me lo riguardo”.
Bullaude e Badaloni sono gli stessi marcatori della partita contro l’Arsenal de Sarandì, che è coincisa col ritorno del Godoy Cruz dopo 16 anni allo Stadio Feliciano Gambarte, nella stagione del centenario del club. La struttura aveva ospitato le partite casalinghe per tanti anni, ma poi era stata dichiarata inagibile e veniva utilizzata solo per le partite del settore giovanile: “È stato come tornare a casa - ammette Badaloni - Noi abbiamo iniziato lì e poterci giocare con la Prima Squadra è molto bello”. Da quando la società è stata promossa in Primera Division ha giocato sempre al Malvinas Argentinas, costruito per il Mondiale del ’78, ma utilizzato anche da altre formazioni della città.
L’EREDITA’ DEL MORRO E IL SOGNO EUROPEO
Lo scorso febbraio, il Godoy Cruz ha dovuto fare i conti con la scomparsa del suo capitano, nonché massimo goleador della storia del club. Si tratta dell’uruguaiano Santiago ‘El Morro’ Garcia, suicidatosi all’età di 30 anni: “Una tristezza enorme - racconta Badaloni - Ricordo l’allegria che aveva quando entrava nello spogliatoio. Ci manca tanto, nessuno se lo aspettava. Era un attaccante incredibile e mi ha dato tanti consigli. Ogni gol che segno lo dedico a lui: è stato un grande compagno e va sempre ricordato”.
El Gordo è il soprannome che accompagna Badaloni sin dalla sua infanzia, El Tanque quello più recente: “Da bambino mio padre mi faceva vedere i gol di Drogba, oggi guardo Suarez”. Badaloni sogna l’Europa e lo scorso anno era stato seguito dal Lecce. Contratto in scadenza nel 2023 e una clausola da 20 milioni di dollari, ma negoziabile e destinata ad abbassarsi: “Il mio sogno è giocare con la nazionale argentina e in Europa. Il campionato italiano è molto competitivo e lo guardo spesso, così come la Premier. Mi piace anche la Liga perché ci sono Messi, il Real e l’Atlético Madrid”.
Prima però c’è da portare il Godoy Cruz nella fase finale della Copa de la Liga Profesional: “Vorrei arrivare almeno a 6 gol, questo era l’obiettivo che mi ero prefissato. Siamo un gruppo molto unito, ci mancano tre partite e vogliamo qualificarci - conclude Badaloni - sono tre finali e vogliamo vincerle tutte”.
di Mattia Zupo