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Da Catania-Inter a Bologna-Roma: il viaggio di Mihajlovic e Mourinho
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Bologna-Roma. Tattica e carattere si affrontano, in campo e, soprattutto, in panchina. Mihajlovic e Mourinho. Due personalità forti, particolari. Sul viso sfumature scolpite dalle esperienze. Tratti di vita che colorano le loro espressioni. Personaggi importanti. Personalità complesse per intelligenza, spessore, passato e percorso. Due storie che si incontrano. Storie di campo. Storie di vita. Storie di uomini. Questa sarà la terza volta in cui i due allenatori si incontreranno. La prima risale alla prima esperienza bolognese del serbo. Ma è la seconda, Catania-Inter, a far tornare alla mente ricordi speciali. Ricordi avvolti nel velo della storia, capaci di evocare frammenti indelebili delle loro carriere. Passato, presente e futuro. Mihajlovic contro Mourinho. Sinisa contro Josè.

 

 Il Catania che fermò l’Inter del Triplete

È la stagione 2009/2010. Una stagione che per Milano, sponda Inter, significa una sola cosa: Triplete. L’anno dell’apoteosi del popolo nerazzurro, guidato dal suo condottiero, Josè Mourinho. La tanto agognata Champions League, la Coppa Italia e il campionato. Proprio quel campionato rimasto aperto fino all’ultimo. Aperto per “colpa” di due squadre. Una la Roma, il presente di Josè. L’altra il Catania. Il Catania di Mascara e degli argentini. E di Mihajlovic, arrivato a dicembre al posto di Atzori. 12 marzo 2010. Catania-Inter. Al vantaggio di Milito rispondono Maxi Lopez, Mascara con uno scavetto su rigore e Martinez. Esplode il Massimino. L’ex, Sinisa, batte l’Inter e complica i piani scudetto. Nerazzurri che si riscatteranno pochi giorni dopo con la vittoria a Londra contro il Chelsea di Ancelotti, grazie al gol di Eto’o. Il Catania, invece, terminerà la stagione al tredicesimo posto.

 

 Mihajlovic-Mourinho: storia di un'amicizia

Dal 2010 al 2021. Da Catania-Inter a Bologna-Roma. Nel mezzo anni rilevanti. Per il portoghese Real Madrid, Chelsea, Manchester United, Tottenham e, infine, l’arrivo nella Capitale. Firenze, la Serbia, Sampdoria, Milan, Torino, Sporting Lisbona e il ritorno a Bologna. Giri d’Europa e d’Italia. Viaggi fatti di fermate. Andate e ritorni. Tappe significative. Anche fuori dal rettangolo verde. Come la malattia di Sinisa. La partita più importante.

Malattia che ha unito i due allenatori: “Lui è un grande allenatore e una grande persona. Siamo amici, ogni tanto ci sentiamo. Mou mi è sempre stato vicino, anche nel momento della malattia e questo non lo dimentico. Veniamo da due paesi in cui la furbizia e la lealtà la fanno da padrone nei caratteri della gente, quindi qualcosa in comune c'è”. Affetto ricambiato dall’allenatore di Setúbal: “Non deve ringraziarmi, quello che ho fatto l’ho fatto col cuore. Lui ha dimostrato un coraggio tremendo e una forza incredibile, non si è mai nascosto, ha lavorato. Con il suo comportamento ha influenzato positivamente tanta gente. È stato un esempio, per questo dico che sono io a doverlo ringraziare in nome di tanta gente a cui ha dato coraggio”.

Si saluteranno all’ingresso in campo, Sinisa e Josè. Una stretta di mano. Un abbraccio. Un sorriso. Destini che si incontrano. Due allenatori capaci di essere guide. Umane. Spirituali. Al “Dall’Ara” sarà anche la loro partita. Intrecci. Ricordi. Amarcord. Scorci di calcio. Scorci di vita.

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