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Briegel: "Scudetto con l'Hellas clamoroso. Mondiali? Italia quasi umiliata"
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Quando il calcio ti dà tanto, probabilmente, senti il bisogno di restituire. Non al pallone o allo sport in particolare, ma alla vita a tutto tondo. Deve avere pensato questo Hans-Peter Briegel una volta appesi scarpini e divisa da allenatore al chiodo. Oggi il tedesco ha una fondazione chiamata Asistencia Educativa in Messico, dove trascorre la maggior parte della vita. Un progetto umanitario che si occupa di dare un futuro ai ragazzi che vivono per strada.

Una carriera fatta di traguardi altissimi, alcuni preventivabili, altri epocali. Con la nazionale tedesca ha alzato l’Europeo del 1980, ma ha dovuto subire anche due sconfitte in finale mondiale nel 1982 da Pablito Rossi e nel 1986 da Diego Armando Maradona: “Ho giocato ad altissimi livelli con la Germania – confida a grandhotelcalciomercato.com - ma se dovessi scegliere il momento più alto della mia carriera direi senza dubbio lo Scudetto con l’Hellas nel 1985: quel titolo fu clamoroso”. 

“Contro Maradona capimmo di poter vincere”

Briegel, ex difensore, era arrivato a Verona nell’estate 1985: “Eravamo dei totali outsider. Una rosa di soli 17 giocatori, di cui solo 14 impiegati: fu un’impresa perché a quei tempi i migliori giocatori al mondo giocavano tutti in Italia”. E Hans-Peter sa bene di cosa parla, perché ogni domenica negli anni Ottanta in Serie A scendeva in campo gente come Zico, Platini, Maradona, Rummenigge, per fare solo alcuni esempi dei campioni stranieri: “Affrontarli, da numero 6  - non sceglie il termine difensore centrale, ma il numero: una collocazione ben precisa. Una filosofia di un calcio romantico sopito – era come giocare un mondiale. Platini, Zico, Maradona erano i miei avversari diretti”.

Il battesimo del fuoco contro il Pibe, il giorno del suo esordio in Serie A: “Ho esordito quel giorno. Perdevamo 1-0, la ribaltammo 3-1. Era solo la prima giornata ma sapevamo già che la scintilla era scattata: siamo stati in testa tutto il campionato, dalla prima all’ultima partita”. Uno scontro diretto imprevedibile per prendere consapevolezza: “Il Napoli era composto da grandi giocatori – ricorda Briegel – ed era la favorita per lo scudetto. Averli battuti alla prima giornata fu un segno del destino”. 

“Italia fuori dai mondiali? Uno choc”

Ora i giocatori più blasonati scelgono sempre più spesso Premier League e Liga anziché la Serie A: “La mia Bundesliga non è messa meglio – si complimenta con il nostro campionato -. Vedo spesso le partite dal vivo in Italia e da voi il calcio è diverso. Gli allenatori curano molto la fase difensiva e la tattica. È per questo che Bundesliga e Serie A sono due campionati imparagonabili. Sia in positivo che in negativo”.

E negli anni Ottanta i grandi tedeschi sceglievano il nostro paese, una migrazione quasi del tutto scomparsa negli anni recenti, eccezion fatta per Klose e Khedira: “I procuratori spingono i calciatori tedeschi dove possono guadagnare di più. Cioè in Inghilterra e Spagna. Ma anche nella stessa Germania oggi un giocatore può guadagnare tanti soldi”.

Ma all’Italia Briegel è rimasto molto legato: “Il secondo mondiale mancato è stato uno choc enorme per me. Non voglio dire che uscire contro la Macedonia del Nord è stato umiliante, ma poco ci manca. Credo che contro il Portogallo in finale sarebbe stata una sfida da 50 e 50, ma uscire così è stata davvero una grande delusione”.

“Scudetto a una provinciale? Mai più”

E nel suo cuore c’è sempre anche il Verona: "È stato bellissimo vedere l’Hellas lo scorso anno. La mia ex squadra ha fatto qualcosa di incredibile. Ma sappiamo tutti che giocatori come Barak, Simeone e Caprari sono destinati ad andar via. Questo risultato ora non deve più contare e ricominciare da zero”. Quando gli chiediamo gli obiettivi per questa stagione, Hans, forse, la mette più sulla scaramanzia: “L’obiettivo sarà non retrocedere”.

Non solo il Veneto, anche la Liguria nella sua esperienza italiana. Tre anni alla Sampdoria prima di dire addio al calcio nel 1988. Tre anni dopo l’apoteosi blucerchiata, l’ultima Cenerentola ad aver vinto uno scudetto nel 1991. Da lì in poi solo Juventus, Milan e Inter oltre alle due parentesi di Roma e Lazio: “Non dimentichiamoci del Cagliari, eh. Ma l’impresa della Sampdoria non fu uguale perché Genova è una grande città. In quella squadra c’erano campioni come Vialli, Mancini e Cerezo. Da ex conoscevo tutti, la seguivo sempre”, racconta Briegel. Ma è possibile rivedere una nuova Leicester italiana? “Non ricapiterà mai più che una provinciale vince la Serie A – tranchant –. L’Atalanta con un po’ di fortuna avrebbe potuto farcela nel 2020 ma la rosa era troppo corta. Sedici sono pochi,  ce ne vogliono almeno ventidue”.

A cura di Alessandro Schiavone

 

 

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