Il 14 febbraio è la data degli innamorati. E una storia d’amore non smette mai di essere raccontata. Che poi il 14 febbraio è una data due volte importante per Edinson Cavani lui che, religiosissimo, ha sempre celebrato tutti i santi del calendario. L’attaccante quel giorno compie gli anni (ora ne ha 34), ma l’entusiasmo resta sempre di un ragazzino con quel capello lungo, un po’ selvaggio, che già lo contraddistingueva quando andava a caccia in Uruguay. Definirlo “ribelle” è troppo, ma di certo, senza quel carattere, non sarebbe diventato quello che ancora oggi raccontiamo.
Scovare un talento puro come il suo richiede tanto lavoro. Lo sa bene Rino Foschi, che era riuscito a pescarlo nel 2006 quando per errore era “Cabani” nelle distinte: un ragazzino tutto acne che al Torneo di Viareggio con la maglia del Danubio faceva scintille. A volerlo erano in tanti: Chievo e Treviso (pronto a farlo con l’Inter) su tutte, con l’assenso del giocatore. Non se ne fece nulla, per la fortuna di Foschi che aveva raggiunto un’intesa telefonica con gli agenti prima di mettere in piedi... una scena del crimine.
Il “sequestro” di Edison
Con gli agenti Triulzi e Anellucci, Foschi si era mosso per tempo. “Ok, la destinazione è gradita”, gli dicono. Rino, personaggio quasi mitologico del calciomercato, è come una molla. Parla velocissimo. “Organizziamo subito un volo. Subito, subito!”, dice. Uruguay-Italia, Montevideo-Milano. Quando si fanno trattative con il Sudamerica, occorre essere sempre tempestivi e discreti: gli agenti che concorrono a gestire un giocatore di talento sono tanti, e il 20% dei cartellini è di proprietà del giocatore stesso. Un bel pasticcio.
Cavani, insomma, parte e arriva in Italia. Foschi lo spedisce in un albergo nel centro di Milano: in una stanza lui; in altre due, i suoi agenti. “Rino, ma quando firmiamo?”. “Dobbiamo mettere a posto tutte le pratiche, non fate sapere a nessuno che siete lì”. E in effetti gli agenti sono di parola. Solo che qualcuno “se la canta”, si direbbe in un film poliziesco, e nella hall di quell’albergo si presenta Corvino, che da giorni continuava a cercare i procuratori di Edison per proporre loro un passaggio alla Fiorentina. “Rino, guarda che c’è Pantaleo di sotto”. Apriti cielo.
Foschi corre nell’albergo e comincia a gridare. Lo sentono tutti: dai dipendenti ai clienti. Non importa: i due, Foschi e Corvino, si amano e si odiano; cercano di farsi lo sgambetto, ma si rispettano come avversari di un duello vecchia maniera. Il blitz di Pantaleo non riesce però a liberare Cavani dalla sua stanza. La parola era stata data, il Palermo diventa la sua nuova squadra.
Da lì nasce una storia di amore con l’Italia (e con Napoli) che ancora tutti ricordiamo. Dopo il passaggio mancato all’Inter, dopo il Psg, dopo le lusinghe della Juve, è arrivata la Premier. Una sirena alla quale non aveva risposto fino al 2021. Il Matador ha ancora qualche colpo da mettere a segno.