Quando il duello di mercato è un derby allora la posta in palio raddoppia, perché di mezzo ci si mettono orgoglio, boria o semplicemente la faccia. Figurarsi se l’oggetto del desiderio è quel bronzo di Riace svedese di Zlatan Ibrahimovic, giovane già quasi al top della fama dopo l’esperienza, vincente, alla Juventus.
Nell’estate 2006, Ibra pretende di cambiare aria dopo lo scandalo di «Calciopoli» e diventa il più desiderato sul mercato: lo vogliono tutti, in Italia e all’estero, ma soprattutto Milan (il racconto che ci ha fatto Galliani) e... Inter. La città scelta dall’attaccante è quindi Milano e non ci sono ripensamenti, ma a inizio agosto c’è ancora un bivio da prendere. La decisione finale diventa principalmente una questione di tempo e l’Inter gioca d’astuzia.
Il retroscena
I rossoneri infatti devono aspettare di passare il preliminare di Champions per avere la liquidità necessaria e affondare il colpo. I cugini lo sanno, vanno in anticipo e la sera stessa di Milan-Stella Rossa, con gol vittoria di Pippo Inzaghi, piazzano la zampata decisiva: Branca e Oriali vanno a Torino e definiscono tutto prima con Ibra e poi con la Juve per 28,8 milioni di euro, raccogliendo le firme, mentre Ausilio resta a Milano a colloquio con Patrick Bastianelli, agente di Obafemi Martins, per provare a sbloccare la cessione del nigeriano al Newcastle, un passaggio che avrebbe di fatto in gran parte (16 milioni) finanziato l’affare Zlatan.
Il piano funziona alla perfezione e la soddisfazione interista è doppia perché il Milan vince il preliminare, mette un piede e mezzo in Champions, ma non potrà più rilanciare per lo svedese, ormai già dell’Inter. A notte inoltrata tutti i dirigenti nerazzurri si danno appuntamento sotto la sede, in corso Vittorio Emanuele, alle spalle del Duomo di Milano. Aria di festa, profumo di affare fatto. C’è anche Raiola con il contratto appena siglato in mano. In quel preciso istante, però, chiama Adriano Galliani, rossonero. «Mino, abbiamo vinto! Venga da Giannino, ci sarà anche il Cavaliere... chiudiamo Ibrahimovic.» «Ok, arrivo» risponde l’agente, spiazzando i presenti. E aggiunge: «Piero, mi accompagni?». Seriamente, sì. «Ma se abbiamo firmato tutto, cosa ci vai a fare?» Un saluto veloce. «Sei pazzo», la sentenza sorridente di Ausilio che fa salire sulla sua macchina Raiola e l’avvocato Rigo. In cinque minuti, destinazione raggiunta. «Mino, aspetta, il contratto di Zlatan però lo tengo io» specifica Ausilio, che si rileggerà il documento centocinquanta volte almeno, per poi chiuderlo in cassaforte a doppia mandata. E dormire sonni tranquilli, a letto con Ibra.