Al giorno d’oggi, difficilmente storie come quella di Carlos Henrique Raposo verrebbero alla ribalta. Nell’era dei social network, infatti, le dirigenze dei club professionistici raccolgono una grande mola di informazioni prima di acquistare un calciatore. Presidenti e direttori sportivi, dunque, non si farebbero abbindolare da un calciatore che, per sua stessa definizione, si autodefinisce il più grande truffatore della storia del calcio.
Chi è Raposo
L’attaccante brasiliano classe 1963, soprannominato “Il Kaiser” per la sua vaga somiglianza a Beckenbauer, ha vestito maglie prestigiose come quelle del Botafogo, del Flamengo e del Vasco da Gama, arrivando a essere tesserato in Europa all’Ajaccio, senza mai giocare nessuna partita ufficiale.
Questo perché, subito dopo aver firmato contratti generosi, fingeva infortuni o imprevisti di qualunque genere e puntualmente finiva ai margini della rosa, accettando di buon grado di risolvere i contratti con le società in cui veniva tesserato, anche dopo pochissimo tempo. La sua storia, inoltre, ha ispirato un docu film nel quale lo stesso Raposo racconta come è andata questa carriera a dir poco singolare.
“Volevo vivere – spiegò anni dopo – come un calciatore, senza esserlo realmente. Combinavo sempre che qualcuno mi facesse un’entrata dura e fingevo un fastidio muscolare. All’epoca non c’era la risonanza magnetica nei club, era la mia parola contro quella del medico”.
Raccomandato dai campioni
Eppure, quei pochi che l’hanno visto giocare erano rimasti impressionati dalle sue performance. Fisicamente, a dire la verità, non era molto portato per il gioco del calcio, a causa del suo fisico grassoccio. Per convincere i club a tesserarlo, usava la furbizia e le sue amicizie: afferma di essere amico di Romario, Edmundo, Renato Gaucho, Bebeto, Careca e Zico e li utilizzava per farsi raccomandare. “Li ho conosciuti – ha spiegato – frequentando i locali più famosi di Rio de Janeiro e li ho corteggiati fin quando loro non si sono innamorati di me. Così qualcuno di loro mi portava con sé come contropartita nelle squadre con cui firmavano”. Lo stratagemma puntualmente funzionava e Raposo è riuscito a diventare benestante senza mai entrare in campo a giocare una partita ufficiale.
Bebeto, anni dopo, ha raccontato come, durante i torelli, il “Kaiser” non riusciva ad intercettare il pallone, correva a vuoto e dopo pochi minuti era già stanco per la fatica. Un dirigente del Botafogo, invece, aveva sottolineato come Raposo, mortificato per non poter giocare, li aiutava a svolgere il loro lavoro.
La leggenda del suo trasferimento all’Ajaccio
Il suo trasferimento all’Ajaccio, però, è avvolto dal mistero. Raposo, infatti, affermò che fu il suo connazionale Fabinho a portarlo in Corsica, ma quest’ultimo smentì categoricamente, arrivando a dire che in realtà il “Kaiser” non è mai stato a giocare in Ligue 1, nonostante abbia una foto con la maglia del club e abbia mostrato in televisione il cartellino del suo trasferimento in squadra.
La fantasia, dunque, non è mai mancata a Carlos Henrique Raposo, un calciatore che è riuscito a sedurre le dirigenze dei club americani e a guadagnare stipendi generosi senza mai giocare nessuna partita ufficiale.
A cura di Giacomo Grasselli