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La C, il Campobasso "e le chiamate inaspettate": nel mondo di Cudini
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Ambizione, mentalità e voglia di non mollare mai. Questo il mantra di Mirko Cudini, allenatore del Campobasso fresco di promozione in Serie C (qui i retroscena sulla società). La città è in festa, il professionismo mancava da 33 anni e lui ne è l’assoluto protagonista: “Abbiamo compiuto una vera e propria impresa, l’entusiasmo è alle stelle. Una piazza come questa merita palcoscenici come la Serie C”. 

 

Ora si gode la promozione, ma con le idee sempre chiare sul futuro e sulla carriera da allenatore. Vietato porsi limiti, ma lavorare con la giusta mentalità: “È normale, se fai questo mestiere, essere ambiziosi e puntare sempre al massimo. Io ora penso solo a continuare il mio percorso di crescita come allenatore e credo che questa promozione sia uno step fondamentale per la mia carriera. L’obiettivo è ovviamente salire sempre di categoria, con l’esperienza giusta è obbligatorio pensare in grande”. 

Cudini e le sue storie di calciomercato

Categorie superiori che Cudini ha toccato con mano da calciatore con le maglie di Torino, Ascoli, Cagliari e Genoa. Gli è mancata una big, che aveva però messo gli occhi su di lui nel 1992: “Giocavo alla Sambenedettese, ero uno dei giovani che facevano giocare con la prima squadra. La società era in difficoltà economica e su di me c’era l’interesse della Roma. Potevo essere venduto insieme al portiere Risi, poi la Sambenedettese fallí e non se ne fece più nulla”. 

 

La Serie A è poi arrivata qualche anno, a sorpresa, con la maglia del Torino: “Avevamo vinto il campionato di Serie B a Salerno - ricorda - e io sarei rimasto volentieri. Poi inaspettatamente è arrivata la chiamata del Torino, dove ho passato 3 anni bellissimi”. Decisivo in quella trattativa il lavoro del suo procuratore Paolo Conti, ex portiere di Roma e Sampdoria tra le altre: “Paolo era anche il procuratore di Marco Ferrante (attaccante del Torino, ndr) diciamo che quello fu lo snodo fondamentale perché io arrivassi in granata. Io non sarei voluto andare via da Salerno, ma il Torino è una società storica ed è stato un grande privilegio vestirne la maglia”. 

Trattative inaspettate e destini che cambiano da un momento all’altro. Come nel mercato di gennaio della stagione 2003-2004, in cui la carriera di Cudini è cambiata all’ultimo minuto... probabilmente anche qualcosina dopo il gong: “Ero al Genoa in Serie B, la squadra stava andando male e la società decise di cambiare l’allenatore e alcuni giocatori. Avevo capito che mi sarei trasferito e ci fu una trattativa con l’Ascoli. Non riuscimmo però a chiudere tutto entro la fine del calciomercato e tutto faceva pensare che avrei finito il campionato in rossoblù”.  Sembrava tutto saltato e invece ci fu un colpo di scena: “Non so come sia potuto accadere. La mattina ero in macchina per andare all’allenamento con il Genoa, mi chiama il mio procuratore e mi dice che mi aspettavano ad Ascoli. Ancora oggi non so come abbia fatto”. 

 

Tante piazze calde e maglia importanti in carriera, Cudini non vuole essere da meno come allenatore a cominciare dalla sua avventura con il Campobasso: “Ho trovato un ambiente che non mi aspettavo sinceramente. A convincermi è stato il direttore sportivo De Angelis, che era con me anche nella mia prima esperienza al Notaresco, mi hanno illustrato il progetto e mi hanno dato grande libertà di manovra anche nei momenti difficili. Siamo una realtà in crescita e sappiamo di rappresentare il Molise intero. Puntiamo in alto e vogliamo stupire”. 

Voglia di essere protagonisti e una grande cultura del lavoro. Con una componente di imprevedibilità e sorpresa che a Cudini non è mai mancata, ne in campo ne in panchina.

A cura di Lorenzo Cascini

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