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Redazione

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Da Maradona al cinema di Mazzitelli, Ravanelli e Milito: quanti last-minute di mercato!
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Un giorno, mica tanto all’improvviso, Maradona entrò per sempre nella storia del calciomercato italiano. E nella vita di una città che lo ha amato e amerà incondizionatamente. Maradona al Napoli, è il 30 giugno 1984: arriva in Italia il numero 10 più forte del pianeta. E come un gol decisivo segnato allo scadere, il colpaccio azzurro viene chiuso proprio all’ultimo minuto dell’ultimo giorno di mercato.

Anzi, a dir la verità, persino dopo. Eh? Avete capito bene, i documenti firmati da Napoli e Barcellona non vengono infatti consegnati entro il termine finale delle 20, ma arrivano in Lega addirittura la mattina dopo, portati personalmente dal presidente Ferlaino atterrato nella notte dalla Spagna con un volo privato. Come se nulla fosse.

 

 

Operazione last minute, benvenuti a una serie di affari conclusi a ridosso del gong, poco prima o poco dopo. Fabrizio Ravanelli alla Casertana; siamo agli inizi degli anni ’90 e il giovane attaccante, di proprietà del Perugia, gioca nell’Avellino del ds Marino. Qualcosa però non gira, manca il feeling con il gol e la finestra di novembre diventa l’occasione giusta per cambiare aria e trovare nuovi stimoli. «Me lo dai in prestito?» è la richiesta dell’altro ds, Franco Grillo, che ha l’intuizione offensiva solo a venti minuti dalla fine dei giochi. È una corsa contro il tempo ma le parti ci provano lo stesso. Tentar non nuoce...

 

 

Ci sono giocatori o direttori che aspettano l’ultimo giorno di mercato con l’adrenalina a palla, un mix di tensione e nervosismo. Altri invece che staccano proprio: se arriva la chiamata bene, altrimenti amen. Luca Mazzitelli sicuramente non soffre d’ansia, nel 2016 è un giovane centrocampista della Roma a un passo dal Sassuolo, pronto poi a girarlo immediatamente in prestito al Brescia. Un classico triangolo di mercato. Il tira e molla tra le società prosegue per giorni trascinandosi fino al 1 febbraio, ultimo giorno utile per trasferirsi.

I contatti tra Roma e Milano sono intensi alla ricerca di una soluzione che possa soddisfare i club, gli agenti e il papà del ragazzo, in attesa a Trigoria. L’orologio indica le ore 22, ma a sessanta minuti dalla chiusura ecco il giallo da risolvere. «Luca dov’è?» Il Brescia lo aspetta in sede, manca solo la sua firma, il resto è finalmente sistemato. Lo chiamano al telefono ma niente, staccato. Irreperibile. «È con la ragazza?» Fuochino. Cambia il tono, sempre più alto, agitato. «Mazzitelli? Dov’è Mazzitelli?» Calma e gesso. «Shh.» «Silenzio in sala, grazie.» E non si tratta né di una sala d’hotel né di una sala riunioni dove, generalmente, si può definire un affare, ma più semplicemente di un... cinema. Incredibile ma vero. Luca alle 22.10 sta guardando un film di Leonardo DiCaprio dal titolo piuttosto emblematico: The Revenant. Redivivo. Proprio come Mazzitelli, riapparso poi finalmente in via Solferino 32, sede del Brescia, alle 22.55 per mettere tutto nero su bianco.

   

 

 

Corsa? Macché corsa. A Federico Pastorello è bastato un saltello. Meno atletico, più elegante, ma altrettanto efficace per definire un trasferimento. Sempre, rigorosamente, all’ultimissimo momento utile. Lunedì 30 giugno, in piena notte, chiama il presidente del Genoa, Enrico Preziosi. «Federico, ascolta, sono disperato perché non riesco a trovare l’attaccante.» Il 31, alle ore 19, chiude il mercato, e l’idea giusta deve nascere all’istante. L’agente, in quel caso intermediario, la butta là. «Proviamo con Milito?» «Ma chi, il Principe?» Gli occhi di Preziosi s’illuminano a giorno: è l’intuizione che avrebbe voluto avere. La squadra in cui gioca Milito, il Saragozza, è retrocessa e il giocatore farebbe di tutto pur di andarsene, addirittura carte false per tornare in Italia.

  

 

C’è anche il Tottenham sul pezzo, che offre 2 milioni in più rispetto agli 8 proposti da Preziosi. «Preferisco Genova!» spiega il ragazzo agli spagnoli, che temporeggiano. «O vieni in serie B con noi oppure vai in Inghilterra.» Si passa alle minacce. «Solo Genoa» punta i piedi il Principe. Alle 18.55 il fax dà segni di vita: spunta la documentazione siglata dal Saragozza. Pastorello raccoglie tutto e frettolosamente compila lui stesso, autorizzato da Preziosi in ufficio, le carte del Genoa. Con tanto di autografo finale, simulando proprio la firma di Enrico Preziosi. Zac. «Adesso andiamo a depositare» urla al suo collaboratore, soprannominato Lollo, che corre verso il box della Lega al Quark Hotel di via Lampedusa, teatro delle ultime ore di mercato. Tutto fatto? Non proprio.

 

 

Pastorello ha un presentimento, va a sincerarsi che non ci siano stati problemi e vede il suo Lorenzo ancora fuori dal box. «Hai consegnato il contratto di trasferimento?» Gelo. «Non mi fanno entrare!» Milito rischia di non essere più un giocatore del Genoa. «Cosa?? Scherziamo?» Pastorello, nervosissimo e perennemente al telefono, gli strappa il foglio dalle mani, si guarda attorno con fare ingenuo e punta dritto alla porta della Lega. Un, due, tre... op. Un saltello. E tac, l’agente lancia il contratto di trasferimento, tutto arrotolato, dentro al box. Proprio all'ultimo, così è più bello. 

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