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Lorenzo
Cascini

Dybala e Tiago Pinto, incroci del destino. Storia di un colpo di fulmine diventato realtà
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“In Italia c’è un piccolo dieci che mi fa impazzire. Si chiama Paulo e lo seguo dai tempi di Palermo”. Così, nell'estate del 2020, Tiago Pinto fotografava Dybala. Piccolo, rapido, con colpi da campione. Storia di un colpo fulmine, segnali di un amore a prima vista. Oggi i loro destini si incontrano, con un grazie speciale allo sforzo economico dei Friedkin e all’intermediazione di Mourinho. D’altronde, come si dice,  “tutte le strade portano a Roma”.  

 

Sono passati poco più di sei mesi da quando Paulo, per cortesia, faceva arrivare una sua maglia a casa dei Friedkin. Mai avrebbe immaginato di trovarsi, così poco tempo dopo, nel bel mezzo di un intreccio di mercato che lo ha portato proprio alla corte di Ryan e Dan. Incroci del destino. In realtà in questi mesi ci hanno creduto davvero in pochi. La sua è stata un’estate strana, fatta di incertezze, lunghi corteggiamenti e mai nessun affondo concreto. Quello che ha però fatto Tiago Pinto per portare la Joya nella Capitale. Emozioni di un'accelerata lampo in una sera di mezza estate.  

 

La volontà da parte della Roma c’è sempre stata, i giallorossi volevano regalare alla piazza un grande colpo. Indipendentemente da quello che poi sarà il futuro di Zaniolo. Sullo sfondo, un passo indietro rispetto al lavoro che sta svolgendo la dirigenza, c’è lui: Josè Mourinho. Il portoghese è uno diretto, che ti dice le cose in faccia e dribbla falsi sorrisi e complimenti. Alza il telefono e chiama. Lo ha fatto con Matic per convincerlo a scegliere la Roma, lo ha fatto negli ultimi giorni con Dybala. L’obiettivo è stato quello far sentire l’argentino al centro del progetto tecnico. Tradotto: tornare a farlo sentire protagonista, come forse non si sente da tempo. E questo è valso più dei soldi o di qualsiasi altro tipo di offerta.  

 

Pinto lo ha sempre inseguito, cercato, sognato. Anche da lontano, quando sembrava tutto fatto con l’Inter. Non l’ha mai perso di vista e alla fine ha avuto ragione lui. D’altronde Tiago è così da sempre: uno che parla poco, a cui non piace apparire ma dimostrare le cose con i fatti. Non solo nel calcio. Prima ha amministrato, sempre nel mondo Benfica, la squadra di hockey, quella di volley, di futsal e di basket. E ha vinto ovunque. Poi ha scelto il pallone. Prima il Benfica, poi la Roma insieme a Mou. Il successo in una Coppa - che mancava da oltre 14 anni - è arrivato al primo colpo con la Conference League vinta a Tirana. Ora l’obiettivo deve essere continuare così. Sul braccio di José, che oggi alla ripresa degli allenamenti ha sfoggiato il nuovo tatuaggio, c’è ancora spazio per altri trofei. 

 

Adesso il filo si è riconginuto. Da quando Tiago lo guardava fare magie con la maglia rosanero, a oggi in attesa di vederlo all’Olimpico vestito di giallorosso. Questione di tempi, affondi e di sì. Già, perché Dybala ha accettato la proposta della Roma. I giallorossi gli hanno offerto un triennale a 4 milioni di parte fissa a stagione più due di bonus. È la chiusura di un cerchio, di un colpo di fulmine di tanti anni fa. Tiago e Paulo, da Palermo a Lisbona fino all’arrivo a Roma. Che stavolta li vede insieme. Una città intera ora abbraccia l’argentino.

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