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Redazione

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Evenepoel raddoppia: Mondiale e Vuelta. prima del ciclismo sfidava l’Italia da capitano: “Il calcio non mi emozionava più”
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Dai campi di calcio del Belgio alle salite della Spagna. Dagli scarpini con i tacchetti a 13 a quelli più fini da pedali. Dal pallone al ciclismo, una storia da predestinato, solo in un altro sport: l’appuntamento con il destino è stato solo cambiare. Perché Remco Evenepoel, vincitore della Vuelta di Spagna 2022 - terzo maggior giro professionistico del ciclismo - da piccolo aveva solo il calcio in testa. E con i piedi lo aveva anche cominciato a giocare bene.

Prima di salire in sella, Evenepoel, a 5 anni entrava nei pulcini dell’Anderlecht dove ha mosso i primi passi da terzino sinistro. Nel 2011 il trasferimento in Olanda, al Psv, per cercare quello scatto di carriera giovanile che lo proiettasse nel professionismo. Quattro stagioni con i biancorossi e contestualmente le prime chiamate nelle nazionali giovanili: prima l’Under 15 poi l’Under 16 dove ha collezionato cinque presenze, sfidando da capitano anche l’Italia. Quindi il ritorno al Belgio, quando già l’amore per il calcio stava scemando: la nuova parentesi all’Anderlecht prima di smettere di giocare a 17 anni con il Malines.

 

 

 

 

Stavo perdendo l’amore per il calcio: non mi emozionava più come un tempo. Giocavo, ma il ciclismo è sempre stato il mio sport preferito”, ammise Evenepoel che cominciò a sposare la passione e la carriera di papà Patrick, ciclista professionista fino al 1994. E come il padre Remco è diventato pro, nel 2019. Ma da juniores le prime, grandi, prove di forza: gli ori mondiali in linea e crono a Innsbruck nel 2018, quelli europei a Brno e Alkmaar, oltre ad argenti e bronzi. Metalli non abbastanza preziosi per cannibali come lui, nel segno dell’icona inarrivabile suo connazionale Eddy Merckx. Quindi l’esordio nei grandi giri, mettendosi alla prove con le vette storiche del Giro d’Italia e poi con le salite iberiche. 

L’ultimo tour guardato da spettatore per riprendersi dall’infortunio. Uno stop che lo aveva debilitato è reso più magro che mai ma un obiettivo fisso in testa: “Voglio la Vuelta”. Due le tappe vinte: una crono da Elche a Alicante e la 18ª da Trujillo e Alto del Piornal. Ma è dalla sesta che ha dominato la Vuelta vestendo la maglia rossa e non lasciandola più. Un sogno concretizzato con il lavoro, l’amore e la passione per quello che si è e si vuole veramente. Non il calciatore, ma il corridore. Era nel suo destino fare grande il Belgio, ma nel ciclismo. Da terzino a velocista, fino a reggere le scalate: Remco Evenepoel, un predestinato.

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